1nalizia e dagli uffici, successi altri monaci a quelli, co'quali era convissuto
il Castelli, nessuno poi pensò più agli scritti postumi di lui, de'quali nono
stante si lasciò prendere copia ad alcuni periti d'acque, per servirsene ai
loro studii.
il Castelli, nessuno poi pensò più agli scritti postumi di lui, de'quali nono
stante si lasciò prendere copia ad alcuni periti d'acque, per servirsene ai
loro studii.
Una di coteste copie giunse alle mani del Barattieri quando, pubblicata
nel 1656 la prima parte della sua Architettura d'acque, attendeva a scri
vere la seconda. E perchè l'esperienze, che avevano indotto il Castelli a sta
bilire le velocità proporzionali alle altezze, trovò che riscontravano con le sue
proprie, fatte nell'acquedotto della Codogna; volle che ne fosse nota a tutti
la dimostrazione, incominciando a inserir nella stampa delle cose sue le pro
posizioni inedite dello stesso Castelli. Varietà d'accidenti avendo fermata
l'impressione dell'Opera alla fine del quarto libro, quando il Barattieri tornò
a ripigliarla in mano erano già in Bologna dal Manolessi mandati insieme
alla luce per le stampe del Dozza, i due libri della Misura delle acque cor
renti, conforme all'edizione del 1626 rispetto al primo, e conforme al ma
noscritto, copiato nell'abbazia di S. Callisto di Roma, rispetto al secondo.
Alcuni forse dei nostri Lettori, syolgendo il volume, avranno a pag. 82 tro
vata scritta la proposizione seconda con la sua dimostrazione; altri però,
benchè lusingati d'aver copia identica a questa, come quella che in tutto
corrisponde all'esterno, e che è del medesimo anno, e del medesimo edi
tore; troveranno alla detta pagina, invece della dimostrazione, un avverti
mento scritto in carattere corsivo. Il fatto, non nuovo forse ai bibliofili, ma
però non comune, deve aver messo una certa curiosità in tutti coloro che
l'hanno osservato, e noi ci proponiamo di sodisfarla, com'assunto princi
pale di questa storia.
nel 1656 la prima parte della sua Architettura d'acque, attendeva a scri
vere la seconda. E perchè l'esperienze, che avevano indotto il Castelli a sta
bilire le velocità proporzionali alle altezze, trovò che riscontravano con le sue
proprie, fatte nell'acquedotto della Codogna; volle che ne fosse nota a tutti
la dimostrazione, incominciando a inserir nella stampa delle cose sue le pro
posizioni inedite dello stesso Castelli. Varietà d'accidenti avendo fermata
l'impressione dell'Opera alla fine del quarto libro, quando il Barattieri tornò
a ripigliarla in mano erano già in Bologna dal Manolessi mandati insieme
alla luce per le stampe del Dozza, i due libri della Misura delle acque cor
renti, conforme all'edizione del 1626 rispetto al primo, e conforme al ma
noscritto, copiato nell'abbazia di S. Callisto di Roma, rispetto al secondo.
Alcuni forse dei nostri Lettori, syolgendo il volume, avranno a pag. 82 tro
vata scritta la proposizione seconda con la sua dimostrazione; altri però,
benchè lusingati d'aver copia identica a questa, come quella che in tutto
corrisponde all'esterno, e che è del medesimo anno, e del medesimo edi
tore; troveranno alla detta pagina, invece della dimostrazione, un avverti
mento scritto in carattere corsivo. Il fatto, non nuovo forse ai bibliofili, ma
però non comune, deve aver messo una certa curiosità in tutti coloro che
l'hanno osservato, e noi ci proponiamo di sodisfarla, com'assunto princi
pale di questa storia.
Si disse che, andato a monte il negoziato del Ricci, nessuno pensava
più alla pubblicazione degli scritti postumi del Castelli, e ne aveva forse de
posta ogni speranza lo stesso principe Leopoldo dei Medici, nelle mani del
quale erano i venerati manoscritti, perchè, venuta la morte a rapirgli di pa
lazzo il Torricelli, non vedeva chi tra i discepoli potesse degnamente sosti
tuirlo nel glorioso ufficio di correggere l'opera del Maestro. Ma la notizia
ch'egli ebbe della stampa in Bologua, nell'atto stesso del venir pubblicata,
non lasciava oramai più a dubitare di quel che fosse da farsi: al marchese
Cospi, luogotenete del Granduca a Bologna, faceva scrivere in tali termini,
quali si ricavano dalla seguente minuta, che c'è rimasta:
più alla pubblicazione degli scritti postumi del Castelli, e ne aveva forse de
posta ogni speranza lo stesso principe Leopoldo dei Medici, nelle mani del
quale erano i venerati manoscritti, perchè, venuta la morte a rapirgli di pa
lazzo il Torricelli, non vedeva chi tra i discepoli potesse degnamente sosti
tuirlo nel glorioso ufficio di correggere l'opera del Maestro. Ma la notizia
ch'egli ebbe della stampa in Bologua, nell'atto stesso del venir pubblicata,
non lasciava oramai più a dubitare di quel che fosse da farsi: al marchese
Cospi, luogotenete del Granduca a Bologna, faceva scrivere in tali termini,
quali si ricavano dalla seguente minuta, che c'è rimasta:
“ Il Manolessi, stampatore di Bologna, ha già finito di stampare le opere
di don Benedetto Castelli sopra l'Acque correnti, e di più v'ha aggiunte
altre cosette, o rifiutate o falsamente attribuite al detto Padre. Però si de
sidera che il Manolessi sospenda la pubblicazione di tale opera, e ne mandi
qua una copia, per poterla far correggere dai discepoli del detto padre Ca
stelli, ed anco s'invieranno due altri libretti bellissimi, e desideratissimi, del
medesimo Autore, uno Del modo di farsi la vista, e l'altro Del bianco e
del nero, non mai stampati, i quali rendano più caro e desiderato il libro
di quel grand'Uomo, di quel che non sarà pubblicandolo manchevole ed adul-
di don Benedetto Castelli sopra l'Acque correnti, e di più v'ha aggiunte
altre cosette, o rifiutate o falsamente attribuite al detto Padre. Però si de
sidera che il Manolessi sospenda la pubblicazione di tale opera, e ne mandi
qua una copia, per poterla far correggere dai discepoli del detto padre Ca
stelli, ed anco s'invieranno due altri libretti bellissimi, e desideratissimi, del
medesimo Autore, uno Del modo di farsi la vista, e l'altro Del bianco e
del nero, non mai stampati, i quali rendano più caro e desiderato il libro
di quel grand'Uomo, di quel che non sarà pubblicandolo manchevole ed adul-