Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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237PARTE PRIMA ſenza qualche mala qualità d’aria. Tale era, ſiccome ſi ritrae da Varrone,
quella
parte della Gallia, che egli trovò di dal Reno, come riferiſce Leon
Batiſta
Alberti nel 4.
Cap. del primo Libro dell’Architettura, e della ſteſſa con-
dizione
è l’ Inghilterra, come racconta Ceſare:
o che il terreno ſia privo d’
acque
, quale era il ſito della Città, che da Democrate ſi diſegnava di fabbri-
care
ad Aleſſandro Magno nel monte Ato:
o che il luogo eletto per fondarvi
la
Città abbia intorno i campi magri, le colline nude di buona terra, e quel-
la
poca, che vi è, infruttiſera, e tutta ripiena di pietre, e di piante ſpinoſe,
ed
inutili:
ovvero che il ſito per natura non ſia forte, onde per ſe ſteſſo non
ſi
poſſa difendere dalle offeſe de’nemici;
benchè per arte ſi poſſa render forte;
nondimeno è molto meglio la fortificazione, che ſi riceve dalla Natura, che
con
poco ajuto dell’arte, e con molto minore ſpeſa, ſi conduce a perfezione
conforme
al biſogno:
o che ſia in luogo troppo aſpro, e troppo malagevole a
praticarvi
, ſiccome era il ſito di quella Città, che Caligola aveva ordinato, che
ſi
fabbricaſſe ſopra le Alpi, luoghi, ove non ſi dee collocar Città, ſenza eſſer
forzato
da neceſſità alcuna.
Sebbene, quando ei l’aveſſe edificata con buona forti-
ficazione
, e ben munita, eſſendo nei confini naturali dell’ Italia, ſarebbe ſtata
una
chiave, e un propugnacolo di eſſa, onde impedite le genti barbare, non ſareb-
bero
più paſſate a danneggiarla, ed a ſoggiogarla:
la qual coſa fu molto ben conſide-
rata
da Franceſco Petrarca, il quale quaſi preſago, pare, che abbia preveduto il
molto
danno, che ella ha ricevuto dal paſſo degli Oltramontani, che non ſolo
hanno
potuto ſaccheggiarla, ma dominarla, e porla ſotto un duro, e perpetuo
giogo
, che ancora ſi mantiene ai tempi noſtri;
e però diſſe figuratamente nomi-
nando
una parte dei popoli ſtranieri in vece di tutti:
Ben provvide Natura al noſtro ſtato,
Quando
dell’ Alpi ſchermo
Poſe
fra noi, e la Tedeſca rabbia.

Ma
forſe non è piaciuto a Dio, che all’Italia ſia ſucceduta cotanta ventura.
La
qual
coſa è ſtata poi imitata con traverſamento di muraglia da’popoli della China
nei
confini dei loro Stati, per chiudere il paſſo alle incurſioni ſtraniere.
E ſicco-
me
racconta il ſopraddetto Alberti nel X.
Libro dell’ Architettura nel medeſimo
Capitolo
, Artaſerſe fra ſe, e il nemico fece una foſſa larga ſeſſanta piedi preſſo
all’Eufrate
, e lunga diecimila paſſi.
E i Ceſari, fra i quali fu Adriano, fecero
un
muro per l’ Inghilterra lungo ottantaquattro miglia, col quale diviſero i cam-
pi
dei Barbari da quelli dei Romani.
Antonino Pio fabbricò nell’ Iſola medeſima
un
muro di piote, cioè di zolle di terra.
Severo dipoi a traverſo dell’Iſola da
un
capo all’altro fino al mare fece un argine di centoventiduemila paſſi.
Appreſ-
ſo
la Margiana Provincia dell’India, Antioco Sotero, dove edificò Antiochia,
cinſe
la provincia intorno d’un muro lungo quindicimila ſtadj:
e Seſoſtri lungo
l’Egitto
verſo l’Arabia, fece un muro da Peluſio ſino alla Città del Sole.
O fi-
nalmente
il ſito ſia paludoſo, vicino a ſtagni, a lagune, e acque ferme, putri-
de
, ed immonde, e a luoghi minerali.
Negli edificj pubblici talvolta ſi veggono
errori
di grandiſſima conſiderazione, come quando ſi fabbricano Porti non molto
capaci
, ſicuri dai venti, non forti, fatti di mala ſtruttura, mal fondati, faci-
li
a riempirſi di rena, di terra, o d’immondezze, ſiccome ſono i Porti di Na-
poli
, e d’Ancona, i quali, quando vi ſi uſaſſe diligenza in vuotargli, e riſtau-
rargli
, ſarebbero migliori, e più capaci;
in uno d’eſſi, cioè in quel d’Ancona
eſſendovi
naturalmente il difetto del Monte di San Ciriaco, che gli ſta a cavalie-
re
, ed acquiſtando maggior luogo.
Ma quello di Napoli ſi renderebbe migliore,
qualora
gli ſi cambiaſſe il Sito.
Così ancora quando un Ponte aveſſe poco fon-
do
, o non riuſciſſe comodo alla Città, preſſo la quale foſſe collocato:
o quando
ſi
faceſſe non iſcegliendoſi comodo luogo alle ſtrade, e quando il letto del fiume
e
le ſponde, non hanno ſaldezza alcuna, ſicchè non ſi poſſan difendere dallo
ſcalzamento
fatto dalle acque correnti, dal calcamento cagionato dal peſo, mo-
vendoſi
il terreno inumidito, il quale forza la muraglia poſtagli ſopra ad

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