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done fparſa l’ orazione, maſſimamente ſe ſi faccia
per modo, che non moſtriſi troppo ſtudio, le acqui-
ſtano quell’ odore di urbanità, che tanto piacque a
Cicerone. Ora quelli, che non vogliono ſcrivere
fiorentino, dicendo, che baſta loro di ſcrivere ita-
liano, io voglio, che ſappiano in primo luogo, che,
così ſcrivendo, non poßon già uſare qualunque vo-
ce o forma lor piaccia, ma debbono, ſe voglion
pur ſcrivere leggiadramente, raccoglier le più bel-
le, e le più proprie di tutte le lingue dell’ Ita-
lia; con che ſi addoſſano non guari minor pe-
ſo, che ſe voleſſero ſcrivere fiorentino. Ma al-
cuni diranno, queſta fatica eſſer ſoverchia; percioc-
chè i rettori inſegnano, potere introdurſi vocaboli
foreſtieri e nuovi; e doverſi arriccbir la lingua;
per la qual coſa non hanno poi eſſi difficoltà veru-
na di dir tutto quello, che banno udito in qual-
ſivoglia luogo o compagnia ſenza giudizio, e ſen-
za ſcelta niuna. Nel che ſi ingannano grandemen-
te. Perciocchè l’ introdurre nuove voci non è, ne
può eſſer opera d’ un uomo ſolo, ne manco d’ al-
cuni pochi; ricercandoviſi la conſuetudine, che ſi for-
ma da molti e in lungo tempo; concioſiacoſache
un’ vocabolo allora ſolo può dirſi introdotto in una
lingua, quando le orecchie delle perſone, che guſta-
no quella tal lingua, hanno cominciato a ricever-
lo volentieri, e con piacere; il che non può farſi
ſe non per un lungo uſo. E ſe così non foſſe, po-
trebbe ognuno, uſando qualſiſia vocabolo una vol-
ta ſola, pretendere, che egli foſſe divenuto
per modo, che non moſtriſi troppo ſtudio, le acqui-
ſtano quell’ odore di urbanità, che tanto piacque a
Cicerone. Ora quelli, che non vogliono ſcrivere
fiorentino, dicendo, che baſta loro di ſcrivere ita-
liano, io voglio, che ſappiano in primo luogo, che,
così ſcrivendo, non poßon già uſare qualunque vo-
ce o forma lor piaccia, ma debbono, ſe voglion
pur ſcrivere leggiadramente, raccoglier le più bel-
le, e le più proprie di tutte le lingue dell’ Ita-
lia; con che ſi addoſſano non guari minor pe-
ſo, che ſe voleſſero ſcrivere fiorentino. Ma al-
cuni diranno, queſta fatica eſſer ſoverchia; percioc-
chè i rettori inſegnano, potere introdurſi vocaboli
foreſtieri e nuovi; e doverſi arriccbir la lingua;
per la qual coſa non hanno poi eſſi difficoltà veru-
na di dir tutto quello, che banno udito in qual-
ſivoglia luogo o compagnia ſenza giudizio, e ſen-
za ſcelta niuna. Nel che ſi ingannano grandemen-
te. Perciocchè l’ introdurre nuove voci non è, ne
può eſſer opera d’ un uomo ſolo, ne manco d’ al-
cuni pochi; ricercandoviſi la conſuetudine, che ſi for-
ma da molti e in lungo tempo; concioſiacoſache
un’ vocabolo allora ſolo può dirſi introdotto in una
lingua, quando le orecchie delle perſone, che guſta-
no quella tal lingua, hanno cominciato a ricever-
lo volentieri, e con piacere; il che non può farſi
ſe non per un lungo uſo. E ſe così non foſſe, po-
trebbe ognuno, uſando qualſiſia vocabolo una vol-
ta ſola, pretendere, che egli foſſe divenuto