Vitruvius, I Dieci Libri dell' Architettvra di M. Vitrvvio, 1556
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279260LIBRO toleua come il centro, il peſo riſponde alla coſa moſſa, & la mano di chi calca, à colui, che moue, è quanto è maggiore la ſtanga dal pun’o oue ella
ſi
ſerma tanto piu facilmente ſi moue il peſo per le dette ragioni, di qui naſce, che apuntando un legno à mezzo nelle ginocchia, è tenendoſi i
capi
di quello con le mam, quanto piu lontane ſi teniranno le mani dal ginocchio, che è come centro tanto piu facilmente ſi rompera il legno.
ſi-
mil
effetto ne naſcerebbe, ſe egli ſi calcaſſe un capo del legno col piede, è diſtante da quello ſi teneſſero le mani.
# Et ancho entrando un poco di
cugno
in un groſſo, &
duro zocco, è percotendoſi con un maglio quel cugno, facilmente ſi ſpezza il legno, perche il cugno è come la leua, anzi
come
due, una di ſotto l’altra di ſopra, &
quelle parti del zocco, che ſono tocche da quelle ſono come centri, è ſottoleue, è la forza di chi percote
è
il mouente, &
quella parte del legno, che tocca dalla punta del cugno riſponde al peſo da eſſer leuato. Similmẽte quelle ſorbici, che hanno i mani
chi
maggiori tagliano, o rompono piu preſto le coſe dure, che le minori, &
ſinalmente tutte le questioni mecaniche d’mtorno à peſi ſi riducono
à
queſte ragioni, come a chi conſidera puo eſſer manifeſto:
però hauendo noi à baftanza diſcorſo ſopra il preſente capo, ſeguiteremo Vitru-
uio
, il quale hauendo prouato nella leua il mouimento dritto, &
l’effitto di eſſa, ſeguita à dirne la ragione.
11103330
Et queſto ſi puo conſiderare dalle ſtadere, perche quando la orechia è uicina al capo, doue pende la lance, nelqual luo
go
ella è come centro, &
che il marco, o romano detto equipondio, nell’altra Parte del ſuſto uagando per li ſegni, quã
to
è piu lontano condotto, ſe ben ſuſſe preſſo all’eſtremo del fuſto, ancho con men pari peſo agguaglia il peſo, che è
dall’altra
parte, ſe bene è grandisſimo, &
queſto adiuiene per lo bilanciar del ſuſto, & perche la leua è lontana dal cen
tro
.
Et con la piccolezza del marco piu debile leuando in un momento maggior forza di peſo ſenza uehemẽnza dol
cemente
conſtrigne dal baſſo al diſopra lenarſi.
4440
Queſto ancho s’intende, per le coſe dette diſopra da noi, quãdo dimostrato hauemo, che coſalè ſtadera, che parti habbia, & che effetti faccia. Ariſt.
nella uigeſima quinta queſtione, dimanda perche cagione la stadera un picciol marco peſa grandißimi, peſi, concioſia che tutta la ſtadera al-
tro
non ſia, che mezza bilancia, perche da una parte ſola pende la lance, allaquale ſi appende il peſo, dall’ altra ſenza lãce, e la ſtadera:
ſcioglieſi
la
dimanda, che la stadera cirappreſenta, &
la bilancia, & la leua, ìmperoche é ſimile alla bilancia quando ciaſcuna orecchia, & lenguella può
mutar
luogo ſecondo la quantita de i peſi, che uolemo leuare, &
mutando il luogo, et ſacẽdo diuerſi centri, da una parte è la làce, ouer uncino do
ue
s’ appende il peſo, dall’altra è il marco, in luogo dell’altra lance, ilquale tira il peſo, che è nella lance, &
à queſto modo la ſtadera, è come la bi-
lancia
, &
però ſa gli èffetti iſteßi per le iſteſſe ragioni, & accioche una ſtadera eſſer poſſa diuerſe bilancie, ſe le pone diuerſe orecchie, & len-
guelle
, cioè ſi mutano i centri, doue la ſi tiene, uero è che quando peſamo una coſa, ella è come una ſola bilancia, perche ha un centro ſolo, &
due
raggi
, ma noi mutando il peſo mutamo il centro, perche il marco non calca egualmente eſſendo piu uicino, ò piu lõtano al cẽtro, imperoche quan
do
peſamo alcuna coſa, quanto piu il centro, doue è l’orecchia, è uicino al peſo, tanto piu ſi leua, perche la linea, cioè ſuſto, che è dal centro al
marco
ſi ſa maggiore.
Ecco adunque le ragioni della bilancia ritrouate nella ſtadera, che da Ariſt. e Phalange nominata, s’aßimiglia anche alla
leua
, &
è come una leua riuerſcia, perche ha dal di ſopra la ſottoleua, ò preßione che ſi dica, che è il centro, ha la ſorza, che moue, che
5550 è il marco, che calca il ſuſto, &
calcando è neceſſario, che il peſo, che è dall’altra parte ſaccia mutatione, & può eſſer, che mutandoſi i centri ſi
facciano
piu leue, come ſi faceuano piu bilancie.
Vero e che per l’ordmario alle ſtadere non ſi ſanno piu, che due trutine, cioè non ſi muta il cen
tro
ſe non in due luoghi, et quando ſi uſa quella trutina, ò quelle orechie, che ſono uicine alla lance dicemo peſar alla groſſa, perche i ſegni, &
le
croci
nel fuſto ſegnati ſono piu larghi, ma quando uſamo il centro piu rimoto dicemo peſare alla ſottile, &
i ſegni ſono piu uicini, chiamaſi a-
dera
, perche in luogo dell’altra lance ſta il marco.
E tanto detto ſia della stadera.
Ariſtotele nella quinta queſtione dimanda, perche cagione eſſendo il gouerno picciolo & poſto nella eſtremità della naue, ha però tanta ſorza, chete
nendo
un’huomo l’anſa di quello nelle mani, e uogliendola deſtramẽte, ſaccia tanto moumento nelle naui di grandißimo carico, riſponde dicẽdo,
6660 che cio adiuiene, perche il timone, &
gouerno è come la leua, il mare come il peſo, il Nocchiero come la ſorza mouẽte la ſottoleua ſono que car
dini
ne iquali è poſto il temone &
il cardine, è come centro di quelgiro, che dall’estremità del temone dall’una & l’altra parte è diſſegnato, il te
mone
adunque taglia il mare per drittto è ſcacciandolo da un lato moue la naue per torto, &
per queſto eſſendo l’acqua come il peſo, il temone
che
per lo contrario ſi punta piega la naue, perche il centro, &
l’appoggio era riuolto al contrario, alquale eſſendo la naue congiunta, di neceſ
ſità
la naue loſeguita, di modo che ſe’l mare è ſcacciato dalla deſtra, il cardine ua alla ſiniſtra, &
la naue ſeguita il cardine, @ Ma il temone ſi pone
da
puppanella eſtremità della naue, &
altroue, percioche ogni picciolo mouimẽto, che ſi ſa da da un’eſtremo quanto maggior e lo ſpacio all’ al-
tro
estremo, ſa tanto maggior mouimento in quello, percioche le baſe, che rinchiudono quelle linee, che da uno angulo uengono, quanto piu lun
ghe
ſono le linee tanto ſono maggiori, ſia lo angulo a.
le linee, che uengono da quell’angulo ſiano a c & a d. la baſa. c d non ha dubbio, che ſe le li
nee
ſeranno lungate come dallo a all’f.
& dallo a all’. h. la baſa f. h. non habbia ad eſſer maggiore, che la baſa. c d. quando adunque ſi far à un bre
ue
mouimento dalla puppa, per la lunghezza della naue da puppa à proua, la estrenutà della proua hauerà ſegnato gran di circonſerẽza
7770&
maggiore di quella, che haurebbe ſegnato la lunghezza della puppa all’albero, & però ſta bene, che il temone, che è principio del mouimen-
to
, è come angulo ſia ſu l’eſtremo.

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