10177LIBRO I.
coſa, con poche parole avrò finita la quiſtione.
Imperocchè avendomi domandato il Signor Mar-
cheſe, come ſi miſuri la forza viva de corpi, io
gli ho riſpoſto, vana eſſere la ſua domanda, con-
cioſiachè niuna forza viva abbiano i corpi: avere
in eſſi ſolamente alcune potenze, che produco-
no la velocità, et altre, che la diſtruggono; al-
le quali ſe ſi aggiunga l’ inerzia, che è la con-
ſervazione del movimento e della quiete, niu-
na altra forza ſi ricerchi a qualſivoglia effetto
della natura. E già agli effetti della gravi-
tà abbiamo veduto niente altro ricercarſi; re-
ſta, che ſi vegga lo ſteſſo negli elaſtri. Se queſto
reſta, diſſe allora il Signor D. Serao, non reſta
così poco, come voi dite; anzi parmi, che reſti
ogni coſa; ſapendo noi, che Bernulli riduſſe tut-
ta la quiſtione a gli elaſtri ſoli. E per queſto, riſ-
poſi io, la riduſſe a poco. Perciocchè di qualun-
que maniera ſi apra una ſerie di elaſtri, e ſpinga
un corpo, che altro fa ella, ſe non produrre in
eſſo altre ed altre velocità, onde egli vie più s’
affretta, e corre via? il che tutto può beniſſimo
intenderſi, intendendo ſolamente alcuna potenza,
che produca nel corpo le velocità ſopraddette, e
l’ inerzia, che le conſervi. E con ciò ſolo, ſe la
Signora Principeſſa me ne deſſe licenza, io po-
trei aver finito il mio ragionare. Io la prego be-
ne, diſſe allora il Signor D. Niccola, di non dar-
vela; parendomi, che voi vogliate con coteſto vo-
ſtro argomento più toſto naſconderci
Imperocchè avendomi domandato il Signor Mar-
cheſe, come ſi miſuri la forza viva de corpi, io
gli ho riſpoſto, vana eſſere la ſua domanda, con-
cioſiachè niuna forza viva abbiano i corpi: avere
in eſſi ſolamente alcune potenze, che produco-
no la velocità, et altre, che la diſtruggono; al-
le quali ſe ſi aggiunga l’ inerzia, che è la con-
ſervazione del movimento e della quiete, niu-
na altra forza ſi ricerchi a qualſivoglia effetto
della natura. E già agli effetti della gravi-
tà abbiamo veduto niente altro ricercarſi; re-
ſta, che ſi vegga lo ſteſſo negli elaſtri. Se queſto
reſta, diſſe allora il Signor D. Serao, non reſta
così poco, come voi dite; anzi parmi, che reſti
ogni coſa; ſapendo noi, che Bernulli riduſſe tut-
ta la quiſtione a gli elaſtri ſoli. E per queſto, riſ-
poſi io, la riduſſe a poco. Perciocchè di qualun-
que maniera ſi apra una ſerie di elaſtri, e ſpinga
un corpo, che altro fa ella, ſe non produrre in
eſſo altre ed altre velocità, onde egli vie più s’
affretta, e corre via? il che tutto può beniſſimo
intenderſi, intendendo ſolamente alcuna potenza,
che produca nel corpo le velocità ſopraddette, e
l’ inerzia, che le conſervi. E con ciò ſolo, ſe la
Signora Principeſſa me ne deſſe licenza, io po-
trei aver finito il mio ragionare. Io la prego be-
ne, diſſe allora il Signor D. Niccola, di non dar-
vela; parendomi, che voi vogliate con coteſto vo-
ſtro argomento più toſto naſconderci