Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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55[Figure 55]
Seguo pertanto in ciò le tracce di Teofilo Galaccini inveſtigatore diligentiſſimo
degli
errori dell’ Architettura, che correvano al tempo ſuo, avendone egli nel ſuo
Manoſcritto
molto a lungo trattato in ogni guiſa, e di più ſtimolando i poſteri,
rinvenendone
de’ nuovi, ad unirgli a queſti ſuoi, affinchè veggiano gli ſtudioſi la
ſomma
importanza d’eſſer pienamente informati di tutto quello, che ſconcia la no-
biltà
d’una tal Arte, eſſendo ſempre vero, che i buoni Architetti, i quali regolata-
mente
ſi ſono ſerviti dei cinque Ordini dell’Architettura nelle loro fabbriche, hanno
conſervato
perpetuamente il buon ſiſtema delle parti medeſime, mai hanno ab-
bandonato
con irregolarità il retto lor fine.
Su queſte tracce, io ripeto, conviene
anche
a me il farmi ora ad oſſervare certi diſdicevoli ripieghi, così detti da chi
volle
ſoſtenere il ſuo bizzarro intendere, facendo fare comparſa Scenica a quelle coſe,
che
in tutto e per tutto debbon conſervare la naturale ſolidità, parte principale dell’
Architettura
.
Si ſono ai noſtri inoltrati a ſegno gli errori, che ſi può dire, eſſer
rinato
l’uſo della barbara, e ſconcia Architettura, collo ſcherzare, cioè, e muover le
cornici
, i fronteſpizj, e gli archi ſteſſi irregolarmente, e fuor del dovere, facendo-
gli
poſare ſul falſo, e fuori del piombo, tagliati, e ſciolti dall’unione, e legamento
delle
parti medeſime, che armonicamente debbonſi tenere unite, e conſonanti per la
buona
lor nobiltà, altra Parte importantiſſima alla ſteſſa Architettura:
a tal fine io
ne
eſporrò gli eſempj rilevati dalle medeſime fabbriche in tu@te le maniere;
lo che
ſervirà
per maggior teſtimonianza di quanto aſſeriſco;
e queſti de’Templi e d’altro,
che
poſſa approvare la ragione, ed il buon modo di maneggiare l’Architettura, e
non
confondere, o alterare gli Ordini ſteſſi, in guiſa che non ſi rilevi, qual ſia il
ſuperiore
, o l’inferiore, accavalcandogli l’uno ſopra l’altro, ſiccome ho in varj luo-
ghi
oſſervato, come altresì ſoglie di porte, e di fineſtre peſanti, ed eziandio certe
cime
d’Altari piene di ſtravagante bizzarria, fuori del buon guſto, che ſono piut-
toſto
chimere, che Architettura:
e per meglio eſprimere il mio penſiero, e l’incoe-
renza
di così fatti abuſi, e diſordini, ad onta degli ottimi inſegnamenti laſciatici
dai
noſtri Maggiori, ſembrami acconciſſima la comparazione del corpo umano, che
nel
ſuo compleſſo d’oſlature, e di muſcoli, parti al ſuo ſoſtentamento, e leggiadria
neceſſarie
;
ſe queſte ſieno diſordinate o per iſtirature di braccia, o di gambe, o per
isforzi
di vita, viene a perdere eſſo corpo tutta la ſua forza, e vigor naturale:
nel-
la
guiſa ſteſſa l’Architettura, allorchè fia slegata, o sforzata più del dovere nelle
ſue
parti, ſia nelle cornici, ſcherzando fuor di propoſito, ſia nei fronteſpizj tagliati
ſgarbatamente
, eccedendo ſoverchio in altezza, o formandogli gonfi, ſtravolti, in-
cartocciati
, e fuori del vivo.
Stiracchiature ſon queſte, che diſordinano il naturale
loro
eſſere, ed il fine, per cui ſono ſtati dalla ſteſſa Architettura introdotti, e ten-
dono
a deformare il ſodo, e la gentilezza, con cui debon eſſer uſati.
Dai quì eſpo-
ſti
eſempj ſi rileverà maggiormente il da me detto, e ſi comprenderà, quanto im-
porti
, che ſi eſcluda vizio tanto pernicioſo ad Arte così nobile, e così perfetta.

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