Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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11995LIBRO I. che non debbano e voglian talvolta conſiderar co-
me curve quelle ſteſſe linee infinitamente piccole,
che già preſero come rette, e di cui compoſer
la curva;
e all’ iſteſſo modo dovranno talvolta
i meccanici conſiderar come accelerati quegli ſteſſi
movimenti infinitamente piccoli, che già preſero
per equabili.
E chi ſa, che quei movimenti infi-
nitamente brevi, che voi avete propoſto come
equabili, da N fino in r, e da C fino in m, e
così gli altri, non ſieno ora da conſiderarſi come
accelerati?
Il che ſe foſſe, non sò, come vi riuſci-
rebbe di dimoſtrare, che la velocità del globo N
giunto in r ſia quadrupla di quella del globo C
giunto in m.
Ma io mi accorgo, che ſono entra-
to in una provincia già occupata dal Signor D.
Nicola; però intendo di uſcirne, e laſciarla a lui.
Solo dico, che trattandoſi degli elaſtri, voi avete
tralaſciato un’ argomento principaliſſimo;
ed è
quello, di cui ſi ſervì già Bernulli, come di una
ragione invittiſſima, negli atti di Lipſia, traendo-
lo da una ſerie ſola di elaſtri, che aprendoſi urta
due globi, diſeguali tra loro, verſo due contra-
rie parti.
Ne io certo crederò, che abbiate detto
abbaſtanza, ne ſoddisfatto al dover voſtro, ne al
deſiderio della Signora Principeſſa, ſe non avrete
detto anche di queſto;
et io deſidero grandemente
di udirne.
Quando s’ abbia a dar luogo anche
ai deſiderj, diſſe allora il Signor D.
Nicola, et
io deſidero che ci moſtriate, come generalmen-
te l’ opinione, che voi avete intorno alla

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