Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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12096DELLA FORZA DE’ CORPI viva, ſi accomodi alle leggi univerſali del moto;
non perchè io abbia difficoltà niuna in ciò; ma
a voi ſta di moſtrare, che niuna poſſa averſene.

Allora io rivolto alla Signora Principeſſa, ſe voi,
diſſi, non ponete modo alle contradizioni, e alle
domande, queſti Signori hanno tanta voglia di
ſervirvi, che mai non la finiranno.
Anche una
coſa, ripigliò il Signor D.
Serao, non ho io be-
ne inteſo nel fine della ſpiegazione, che avete fat-
ta dell’ aprimento degli elaſtri:
avendo voi det-
to, eſſere da ſeguirſi la ſemplicità in tutti gli ef-
fetti della natura, donde avete tratto argomento,
che la forza viva ſia da rigettarſi.
E che? diſſi io;
Non pare a voi, che la natura ſia ſempliciſſima
in tutti i ſuoi effetti?
A me par sì, diſſe il Signor
D.
Serao; ma io ho creduto, che a voi non paja
lo ſteſſo, almen tanto, quanto parer dovrebbe;

avendo voi detto, ſe non m’ inganno, che una
tale ſemplicità l’ hanno i filoſofi introdotta più
per comodo loro, che per onore della natura;

con che parmi, che abbiate offeſo e i ſiloſofi, e
la natura ſteſſa.
Io non ſapea, riſpoſi, d’ aver fat-
to così gran male;
ne che i filoſofi doveſſer me-
co ſdegnarſi, ſe io aveſſi creduto, che eſſi pen-
ſaſſero anche al loro comodo;
il che ſe faceſſe-
ro, chi potrebbe giuſtamente riprendergli?
e cre-
do, che la natura ſteſſa gli eſcuſerebbe.
Voi ri-
volgete in gioco, diſſe allora il Signor D.
Serao,
la mia domanda.
Ma certo a me pare, che cer-
cando i filoſofi la ſemplicità per tutto,

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