Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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125101LIBRO I. de, che egli ancora volle ſeguire la ſemplicità,
come
i moderni;
benchè ſe ne vantaſse meno. Si-
gnora
, riſpoſi, io non ho detto, che non ſia da de-
ſiderarſi
la ſemplicità ne’ ſiſtemi;
la quale quando
altro
non aveſse, che l’ eſser comoda, e dar me-
no
fatica a quei, che ſtudiano, pur ſarebbe per
queſto
ſolo da commendarſi;
ma ella trae ſeco
anche
una non ſo quale probabilità;
e ſe i fi-
loſofi
fondando le loro opinioni ſu la ſempli-
cità
della natura, le proponeſsero poi mode-
ſtamente
, e ſi contentaſsero, che altri le
riceveſse
con qualche timore, e ſolamente
come
probabili, io non ripugnerei loro;
ma
ſpacciandole
eſſi il più delle volte quaſi come
evidenti
, ne potendo ſofferire, che pur ſe n’ ab-
bia
un minimo dubio, mi accendono in ira.
Vedete
dunque
, che io non levo via i lor ſiſtemi, levo via
la
loro arroganza.
Troppo avrete a fare, diſſe qui
il
Signor D.
Niccola, ſe vorrete levare a i filoſofi
l’
arroganza;
pure ora trattandoſi della ſemplici
, parmi che voi vi affanniate contra ragione.
E
che
direſte voi, ſe uno vi formaſſe un Dio, il
qual
creando l’ univerſo, creaſſe in eſſo molte
coſe
non neceſſarie;
molte ancora inutili affatto
e
ſuperflue?
Non vi parrebbe egli queſto un Dio
poco
accorto?
Et al contrario, ſe vi formaſſe un
Dio
, che ſtudiaſſe ſempre le vie più facili, e più
brevi
;
e quelle attentamente ſeguiſſe; ne mai per-
veniſſe
ad un fine, fe non adoprandovi i meno
mezzi
, che adoprar ſi poteſſero;
non vi par’

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