Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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127103LIBRO I. pingete in un gran pelago, chiamandomi a ra-
gionare dei fini, e dei mezzi della natura, e del-
la ragion di crearli;
e parmi che molto giudizio-
ſamente Carteſio vietaſſe a ſuoi d’ impacciarſi de
fini della natura, avendogli per troppo occulti;
e veramente ſe ſon tali, quali quel graviſſimo uo-
mo gli credette, e quali ſono in fatti da crede-
re, io non sò, a qual’ uſo ſerbiſi il principio
della ſemplicità volendo ſtabilire piu toſto un ſi-
ſtema, che un’ altro;
perchè ſe quel ſiſtema è
più ſemplice, che più ſpeditamente, e con mag-
gior facilità conduce ai fini della natura;
non ſa-
pendo noi queſti fini, e dovendo pur ſempre du-
bitare, ſe oltre quelli, che ci par di ſapere, altri
ne abbia la natura, che non ſappiamo, come po-
tremo noi diſtinguere tra due ſiſtemi, qual ſia più
ſemplice, e qual meno?
E certo io vi concedo,
che ſe Dio voleſſe una coſa come mezzo, il qual
conduceſſe a un certo fine, e quella veramente
non vi conduceſſe, moſtrerebbe di non averla ab-
baſtanza conoſciuta;
perciocchè l’ avrebbe pre-
ſa come un mezzo, non eſſendolo eſſa;
ma non
per queſto vorrebbe dirſi, che Dio non aveſse
creata quella tal coſa;
perciocchè ſe egli non l’
aveſse voluta, come un mezzo, potrebbe averla
voluta, come un’ altro fine;
e molto meno è da
pretendere, che potendo Dio aſsumere molti mez-
zi, i quali componendoſi tutti inſieme, e maravi-
glioſamente accordandoſi traggano a un certo fi-
ne, e potendo anche aſsumerne pochi, debba

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