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do terra perterra, &
diligentemente conſiderando quali
ſiano da tenere, & quali da laſciare; & coſi queſte apren-
do & iſmãtellando, & quelle forti, & più che ſi può ineſpu
gnabili rendendo fare, come nel Piemonte fece il Pren-
cipe di Melfi all’hora luogotenente di ſua Maeſtà Chri-
ſtianisſima: percioche tra molti Capitani hauendoſi ma-
turo conſiglio ſopra di ciò, & con queſto ordine proce-
dendo, ne ſeguì la ſicurezza, & la felicità di tutte l’impre-
ſe, che iui ſi fecero. Come il contrario auuenne nella
guerra di Siena, oue per la compaſſione, che ſi hebbe à
molti Caſtelli, & altri luoghi del tutto non ſicuri, ne del
tutto deboli, furono laſciati intieri; & quiui da gli habi-
tatori tenute, & da conuecini condotte le facoltà loro;
le quali poi inſieme con le fortezze, in mano, & preda de
ſuoi nemici vennero; & ciò con ſuo maggior danno, che
non ſolamente i paeſani furono priui di vettouaglia, ma
di quella ne fu ſoſtenuto l’eſſercito del ſuo nemico: ilqua-
le, co’l prender quei luoghi, fù cagione, che eſſi, & la Cit-
tà iſteſſa co’l riſchio della uita, (che per lo più perdeua-
no) tutto che in ciò faceſſero ogni ſuo sforzo, non ſi puo-
terono d’altronde ſoccorrere. Oltre di queſto per eſſere
le fortezze coſa determinata, & tra l’altre coſe principa-
li fatte per ſoſtennere un aſſedio; vi ſi deue mettere den-
tro monitione per il viuere, & l’altre coſe neceſſarie per
vn determinato tempo aſſai più lungo, di quello ſi può
con la ragione iſtimar, che faccia meſtieri; accioche, pri-
ma che al fine della guerra ſi venga, non ſia sforzato il
Signore à porre tutto vn intiero eſſercito in Campagna
per ſoccorrerle. Iquali auuertimenti, per fondamento
neceſſario, miè parſo conueneuol coſa ſcriuere; accioche
con qualche maggiore chiarezza i lettori poſſan leggen-
do intendere, quanto in queſta parte del piantare,
& fabricare delle fortezze, io ſia
per ragionare.
ſiano da tenere, & quali da laſciare; & coſi queſte apren-
do & iſmãtellando, & quelle forti, & più che ſi può ineſpu
gnabili rendendo fare, come nel Piemonte fece il Pren-
cipe di Melfi all’hora luogotenente di ſua Maeſtà Chri-
ſtianisſima: percioche tra molti Capitani hauendoſi ma-
turo conſiglio ſopra di ciò, & con queſto ordine proce-
dendo, ne ſeguì la ſicurezza, & la felicità di tutte l’impre-
ſe, che iui ſi fecero. Come il contrario auuenne nella
guerra di Siena, oue per la compaſſione, che ſi hebbe à
molti Caſtelli, & altri luoghi del tutto non ſicuri, ne del
tutto deboli, furono laſciati intieri; & quiui da gli habi-
tatori tenute, & da conuecini condotte le facoltà loro;
le quali poi inſieme con le fortezze, in mano, & preda de
ſuoi nemici vennero; & ciò con ſuo maggior danno, che
non ſolamente i paeſani furono priui di vettouaglia, ma
di quella ne fu ſoſtenuto l’eſſercito del ſuo nemico: ilqua-
le, co’l prender quei luoghi, fù cagione, che eſſi, & la Cit-
tà iſteſſa co’l riſchio della uita, (che per lo più perdeua-
no) tutto che in ciò faceſſero ogni ſuo sforzo, non ſi puo-
terono d’altronde ſoccorrere. Oltre di queſto per eſſere
le fortezze coſa determinata, & tra l’altre coſe principa-
li fatte per ſoſtennere un aſſedio; vi ſi deue mettere den-
tro monitione per il viuere, & l’altre coſe neceſſarie per
vn determinato tempo aſſai più lungo, di quello ſi può
con la ragione iſtimar, che faccia meſtieri; accioche, pri-
ma che al fine della guerra ſi venga, non ſia sforzato il
Signore à porre tutto vn intiero eſſercito in Campagna
per ſoccorrerle. Iquali auuertimenti, per fondamento
neceſſario, miè parſo conueneuol coſa ſcriuere; accioche
con qualche maggiore chiarezza i lettori poſſan leggen-
do intendere, quanto in queſta parte del piantare,
& fabricare delle fortezze, io ſia
per ragionare.