Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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130106DELLA FORZA DE’ CORPI vi domando ſolo, ſe voi crediate, che Dio nel
produr le coſe, e trarle dal nulla, abbia dovu-
to ſempre ſceglier le forme più belle, o poſſa an-
che talvolta aver degnato le men belle, faccendo-
le poi più belle col crearle.
Io non ardirei, diſ-
ſe il Signor D.
Serao, decidere una quiſtione tan-
to agitata, e tanto oſcura;
e ſo che non la de-
ciderete così facilmente ne voi pure.
Ma ſe
egli non può deciderſi, riſpoſi io, che Dio, pro-
ducendo le coſe, abbia ſcelto ſempre le forme
più belle, come potremo noi decidere, che egli
abbia ſcelto le più ſemplici, per queſta ragione,
perchè le reputiam le più belle?
Et eſſendo una
quiſtione oſcuriſſima, ſe le coſe da Dio create
ſieno le più belle di quante crear ſe ne poteſſero;
come non ſarà anche una quiſtione oſcuriſſima,
ſe ſieno le più ſemplici?
La qual oſcurità ci ſi fa-
rà tuttavia maggiore, ſe noi conſidereremo, che i
fini, che noi andiamo immaginando nella natu-
ra, non ſono ne eſſer poſſono i fini ultimi di Dio,
il quale non può averne che un ſolo, et è quel-
lo dell’ infinito, et ineſplicabile onor ſuo.
E ben-
chè io non abbia delle coſe divine ſcienza niuna,
non crederei però d’ ingannarmi, ſe io diceſſ@,
che l’ onore, che Dio ſommamente, e più che
altro ſtudia, e cerca, e vuole, non è già quello,
che a lui fanno con la bellezza loro le coſe eſ-
ſendo create, ma quello, che fa egli a ſe ſteſſo
creandole;
perciocchè le crea egli, non perchè me-
ritino d’ eſſer create, ma perchè gode di

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