Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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131107LIBRO I. ancorchè non lo meritino. Nel che ſi compiace
dell’ infinita liberalità, e magnificenza ſua, ne
ſta, cred’ io, a fare i calcoli, ne a prender mi-
ſure per timor di non creare una ſtella di più, o
far qualche pianeta oltre il biſogno:
come un ec-
cellentiſſimo muſico, il qual compiacendoſi della
ſua voce, canta a diletto;
ne ſi rimane, perchè
biſogno non ne ſia.
E ſe Dio fa le coſe non moſ-
ſo dalla bellezza loro, ma dal piacere di farle,
chi ſa fin dove queſto piacere lo porti, e fino a
qual ſegno egli abbia voglia di ſollazzarſi?
che
non può già a lui dirſi, come al fanciullo:
ceſſa
omai, tu hai giocato abbaſtanza.
Voi tornate
diſse allora il Signor D.
Serao, a i voſtri luoghi
oratorj;
e moſtrando egli di voler pur proſegui-
re, la Signora Principeſſa l’ interruppe, e diſse:
coteſta voſtra diſputa è ormai troppo lunga, e
fuor di propoſito;
che ſe voi vi fermate tanto in
coteſte ſottigliezze, non ſarà mai, che per noi ſi
torni agli elaſtri.
Pur permettetemi, vi prego, diſ-
ſe allora il Signor D.
Serao, che io aggiunga una
coſa ſola;
ed è, che Maupertuis, filoſoſo tra quan-
ti oggidì ne ſono in tutta Europa chiariſſimo, ha
creduto di potere argomentare, che l’ autore del-
la natura debba eſsere e prudentiſſimo, e ſapien-
tiſſimo, e finalmente Dio, dimoſtrando non al-
tro, ſe non che tra le infinite leggi del moto, ch
eſser potevano, abbia egli ſaputo conoſcer le
più ſemplici, cioè quelle, nelle quali ha men di
fatica e men d’ azione;
e quelle ſi abbia

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