13325DEGLI ARCHITETTI.
Fineſtra nella Cupola della Sapienza di Roma.
Simile foggia di fineſtre viene oſſervata, e datone l’eſempio dal Palladio nel ſuo
Libro pag. 94. , che dice d’averla veduta in Tivoli in un Tempio rotondo dedica-
to alla Dea Veſta, aggiungendo inoltre, che Vitruvio inſegna la maniera di fare
tali fineſtre: ma non già come dimoſtra il preſente eſempio della fineſtra della cu-
pola del Tempio della Sapienza di Roma, che ha la ſoglia a modo di fronteſpizio,
e non dritta, coſa, che ſcompone grandemente la bella ſimmertrìa, ſendo una biaſi
mevole bizzaria per la deformità della figura. Non è così nelle fineſtre del Tempio
di Tivoli, che hanno le ſoglie dritte. Inoltre queſta ha gli ornati intorno non ſo-
lo peſanti, ma diſdicevoli, mentre i triglifi, e le gocce ne’fianchi ſono certamente
per l’Ordine Dorico, non mai per queſto, che vien ſoſtentato dall’Ordine Corintio,
come rilevaſi dal diſegno dello ſteſſo Tempio. Laonde ella ſi è coſa diſdicevoliſſima,
ripugnante alla ragione di buona Architettura, che vuole, che ſi ſchivi tutto quel-
lo, che la diſordina, e che ſi laſci perpetuamente nella ſua primiera purità, e ſchiet-
tezza.
Libro pag. 94. , che dice d’averla veduta in Tivoli in un Tempio rotondo dedica-
to alla Dea Veſta, aggiungendo inoltre, che Vitruvio inſegna la maniera di fare
tali fineſtre: ma non già come dimoſtra il preſente eſempio della fineſtra della cu-
pola del Tempio della Sapienza di Roma, che ha la ſoglia a modo di fronteſpizio,
e non dritta, coſa, che ſcompone grandemente la bella ſimmertrìa, ſendo una biaſi
mevole bizzaria per la deformità della figura. Non è così nelle fineſtre del Tempio
di Tivoli, che hanno le ſoglie dritte. Inoltre queſta ha gli ornati intorno non ſo-
lo peſanti, ma diſdicevoli, mentre i triglifi, e le gocce ne’fianchi ſono certamente
per l’Ordine Dorico, non mai per queſto, che vien ſoſtentato dall’Ordine Corintio,
come rilevaſi dal diſegno dello ſteſſo Tempio. Laonde ella ſi è coſa diſdicevoliſſima,
ripugnante alla ragione di buona Architettura, che vuole, che ſi ſchivi tutto quel-
lo, che la diſordina, e che ſi laſci perpetuamente nella ſua primiera purità, e ſchiet-
tezza.