Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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13527DEGLI ARCHITETTI.
Fineſtre della facciata del Palazzo de’Signori Baccelli, ed altra in quello
dei Signori d’Aſte.
Io direi, che queſte fineſtre ſuperiori così aggravanti ſopra la propria ſoglia, po-
ſte ſenza regola, altro non ſieno, che ſtravolte immaginazioni lontaniſſime dalla
vaga, e giuſta maniera nobile, e leggiera, che dee procurare l’ottimo Architto, il
quale dee far conoſcere in tutte le occaſioni il pregio e valore dell’Arte, ornando
ſempre mai con poſatezza, e ragionevol modo ſecondo ciò, che conviene.
Fineſtra nel Palazzo Barberini ſopra il giardino.
Vorrei veramente por ſine a ſimiglianti oſſervazioni, poichè molte già ne ho fat-
te;
ma ſiccome m’imbatto di quando in quando a vederne di quelle, che non ſi
poſſono ſorpaſſare, forz’è, ch’io mi ponga a far l’eſame anche della preſente.
Di-
co pertanto, che la compoſizione di queſta fineſtra è lontaniſſima dal ſano operare,
poichè mirando quelle due non ſo ſe cartelle, od altro, che fiancheggiano l’arco,
battendo nella ſerraglia, e trovandoviſi attaccati a roſette i due feſtoni pendenti,
formano una ſconciſſima figura:
di più quel pezzo d’architrave piantato ſopra la
luce di detta fineſtra interrotto per accompagnar la ſerraglia, e col rimanente del
peſo, che gli ſovraſta, ove ſotto al rimenato ſta attaccata la gran conchiglia, e nel
di ſopra anche il fronteſpizio, forma un paſticcio, che ſe vi foſſe chi lo poteſſe ap-
provare, mi appellerei ai periti, che ſon certo lo condannerebbero altamente.
Fineſtra del piano nobile nel Palazzo del Signor Principe Pio.
Non ſarà parimente inutile l’oſſervare queſta fineſtra, che è alquanto ſtravagante.
Che gli uomini penſino di variare per moſtrar talento, nol diſapprovo, purchè va-
rino nel miglior modo, corretto, e commendabile;
ma che ſi penſi così ſtravagan-
temente dagli Architetti, non ſo intenderla.
Veggo in queſto luogo una fineſtra no-
bile, per decoro e magnificenza della fabbrica, ornata d’Architettura;
ed oſſervo a
un tempo ſteſſo ſopra il telaro, o ſoglia un fronteſpizio a maniera di rimenato, che
diviſo nella mezzaria ſorma un buco, dal quale eſce furioſamente un Leone.
Che
improprio penſare! Pretendere, che in un tal luogo ſia una tana di fiere per porre
ſpavento! Oltredichè non ſi ſa come il fronteſpizio poſſa reggere ſopra il telaro,
quando lo ſporto del fregio della cornice lo ſpinge in ſuori, mentre per potervi ſta-
re converrebbe, che il fregio foſſe piano, e non gonſio, com’egli ſi è.
Queſti ſon
giocolini da ragazzi, e non ſerio ornamento nobile e decoroſo.

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