Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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13931DEGLI ARCHITETTI.
Porta del Palazzo di Villa Borgheſe.
Fineſtra nella facciata di detto Palazzo.
Di queſta Porta, e di queſta fineſtra, che ſtanno nella facciata del Palazzo della
Villa Borgheſe non può negarſi, che compariſcano vaghe alla viſta, ma non man-
cano ad eſſe i loro difetti, e tutti hanno rapporto al peſante.
Se ſi conſidera la por-
ta, ſi vede eſſer la medeſima caricata ſopra la ſoglia, pel riquadro della cornice,
e pel fronteſpizio, il quale poſando ſopra, è evidente, che un tal peſo viene a po-
ſare ſul falſo.
Non gli producono tampoco alleggerimento le due cartelle. Si potreb-
be forſe dire, che gli deſſero un po’di forza le due zanchette alle teſte.
Ben è vero
però, che ſiffatte conſiderazioni non baſtano a ſcuſare l’Architetto.
Quanto alla fi-
neſtra, eſſa pure compariſce realmente peſante riſpetto al riquadro della ſoglia;
ol-
tre di che il rimenato è troppo alto, e maſtino, mentre a proporzione della porta,
ingrandiſce più del dovere, nè punto viene alleggerito il peſo dalle aquile volanti
adattatevi.
Porta dell’Oſpizio preſſo la Fontana in capo a Ponte Siſto.
Non ſarà fuor di propoſito l’oſſervare in queſta porta la ſtravaganza del ſuo com-
pleſſo.
Eſſa adunque è d’Ordine Dorico, ma alquanto ſconciato. Inoltre è peſan-
tiſſima la ſoglia d’eſſa porta pel ripiego, cherilevaſi nel diſegno.
Simili ſoglie veg-
gionſi pure così peſanti in varie altre porte, come in quella del Palazzo del Princi-
pe d’Eſte, in quella del Palazzo Lancellotti, in quella del Palazzo del Marcheſe Cre-
ſcenzi, e in diverſi altri luoghi.
Ma tornando alle prime conſiderazioni, dopo d’
aver veduto la peſantiſſima incoerente ſoglia, rilevaſi, ch’eſſa porta ha il trigliſo
con goccie ſotto il fregio;
e perchè queſto non è il ſuo vero ſito, ma nel fregio
ſteſſo, produce deſormità.
Sì palpabili errori è più ſtrano, che veggianſi in Roma,
in quella Roma, che ſerve di norma a tutto il Mondo.
Eppure i moderni Romani
Architetti non poſlon ſottrarſi alla giuſta cenſura di tali ſpropoſiti:
debbonſi loro mal-
grado arroſſire, ſendo convinti, che operano contro la vera ragione d’Architettura,
e contro il retto modo di fabbricare.
Porta del Palazzo Aleſſandrino.
Anche queſta è deformata dal ſuo grande errore, ed è, che la ſoglia d’eſſa porta
viene aggravata da certa bizzarra invenzione, che taglia i trigliſi, e le merope all’Or-
dine Dorico, che le ſta ſopra, e le toglie il leggiero, comparendo peſante per lo
ſcherzo, che produce, e che è diſadatto a ſegno che s’oppone a tutte le naturali
ragioni.
Siffatte incoerenze nulla vagliono, nè poſſono aver luogo nella verace, e
ſoda Architettura.
Tal difetto è omai divenuto comune in mezzo ad una Roma.
Porta del Palazzo dei Signori Cenci alla Dogana.
Queſta porta è molto particolare. Ella compariſce d’Ordine Dorico; ma ſenza
derogare alla ſtima dovuta al ſuo Architetto, forz’è dire, che non può compren-
derſi, come poſſanvi aver luogo i due pilaſtri, che la formano, ſaltando agli occhi
le bugne dei pilaſtri ſteſſi poſte in modo, che dalla parte di fuori rimangono entro
il vivo del pilaſtro, e dalla parte di dentro ſcappan fuori.
Non ſo intendere, che
razza di vivacità ſia queſta, per non dirlo ſcomponimento patentemente viſibile.
Inoltre ha queſta porta cinque bugne nel di ſopra, ed eſſe formano la ſoglia, mo-
ſtrano d’eſſere sbandate occupando tutta la cornice, talchè giungono fino al diſotto
del Fronteſpizio.
Ora io dimando, ſe le medeſime poſſano così da ſe reggerſi, eſuſ-
ſiſtere?

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