15850OSSERVAZIONI SOPRA GLI ERRORI
114[Figure 114]
DOpo d’ avere ſcoperti in varie fabbriche di Roma i molti errori commeſſi dagli
Architetti, non ſarà fuor di propoſito, che ci facciamo ad eſaminare altresì
la bella e ricca Città di Venezia nelle ſue ſontuoſe, e magnifiche fabbriche, eſegui-
te da celebri Autori, come rileveraſſi ciò, che ſon per dire dai preſenti diſegni,
riſpetto agli errori commeſſi, e che tuttora ſi commettono dai mal pratici Architet-
ti, i quali hanno enormemente deſormato la buona maniera d’ operare, sì nell’
ordine della ſoda, e antica Architettura, come altresì negli ornamenti di quella; e
ſenza avvederſene ſi ſon ridotti a non più conoſcere il buono dal cattivo, trovan-
doſi così fuori di ſtrada, ed afſatto ciechi, rinunziando d’ aprir gli occhi, e di co-
noſcere il vero, ed abbracciando ſoltanto quello, che ſi chiama bizzarrìa e moda;
ſicchè vanno inſenſibilmente riducendo il perſetto nell’ imperfetto e guaſto. E ciò
che giunto era al colmo della perfezione, come ſi ſcorge in Grecia, ed in Roma,
confondono per modo, che più non ſi diſcerne la verità, nè la vera virtù. Queſto
mio libero parlare non offenda alcuno, poichè io non ebbi mai, nè avrò altro ſine
con ciò, ſe non quel ſolo, di vedere cioè ch’ entro una Città così nobile ſi per-
fezionino ſempre più le belle Arti, e ſi accreſcano, nè ſi perdano fatalmente, ſicco-
me pur troppo è in altre Città accaduto.
Architetti, non ſarà fuor di propoſito, che ci facciamo ad eſaminare altresì
la bella e ricca Città di Venezia nelle ſue ſontuoſe, e magnifiche fabbriche, eſegui-
te da celebri Autori, come rileveraſſi ciò, che ſon per dire dai preſenti diſegni,
riſpetto agli errori commeſſi, e che tuttora ſi commettono dai mal pratici Architet-
ti, i quali hanno enormemente deſormato la buona maniera d’ operare, sì nell’
ordine della ſoda, e antica Architettura, come altresì negli ornamenti di quella; e
ſenza avvederſene ſi ſon ridotti a non più conoſcere il buono dal cattivo, trovan-
doſi così fuori di ſtrada, ed afſatto ciechi, rinunziando d’ aprir gli occhi, e di co-
noſcere il vero, ed abbracciando ſoltanto quello, che ſi chiama bizzarrìa e moda;
ſicchè vanno inſenſibilmente riducendo il perſetto nell’ imperfetto e guaſto. E ciò
che giunto era al colmo della perfezione, come ſi ſcorge in Grecia, ed in Roma,
confondono per modo, che più non ſi diſcerne la verità, nè la vera virtù. Queſto
mio libero parlare non offenda alcuno, poichè io non ebbi mai, nè avrò altro ſine
con ciò, ſe non quel ſolo, di vedere cioè ch’ entro una Città così nobile ſi per-
fezionino ſempre più le belle Arti, e ſi accreſcano, nè ſi perdano fatalmente, ſicco-
me pur troppo è in altre Città accaduto.
Sarà quì pure da conſiderarſi l’ abuſo delle falſe ſoglie, non meno di porte, che di
fineſtre, il quale abuſo vien praticato in ſuppoſizione di novità, e bizzarria, non ri-
flettendo quanto ciò ſia fuor di regola, nè poſſa aver luogo nel buono, a motivo
della peſante, e ſalſa figura, che rappreſenta fuori d’ ogni ragione. Se queſti Ar-
chitetti ſapeſſero ciò, che è neceſſario a ſaperſi, cioè, che le ſoglie delle porte, e
fineſtre altro non rappreſentano, che un arpice, per legare l’ erte, o ſtipiti delle
medeſime, e che queſti non poſſono eſſere aggravati dal peſo ſuori del vivo, perchè
corrono riſchio di ſpezzarſi: e per difendergli da tale ſconcerto fa meſtieri valerſi
del ripiego di formargli ſopra un rimenato di cotto entro il proprio muro, affinchè
lo ſteſſo col proprio peſo non gli opprima, certamente ſe ne aſterrebbero. Queſta è
la maniera del buon praticato, e da praticarſi; e non mai nelle forme da noi oſſer-
vate uſarſi in Roma; ſebbene anche quì fra noi vi ſono i corrompitori, che ſenza
ritegno fannoſi ad imitare il cattivo guſto, e non il vero, e buono, che convienſi,
come ſi rileverà dagli eſempj, che con chiarezza vedremo negli appreſſo diſegni.
fineſtre, il quale abuſo vien praticato in ſuppoſizione di novità, e bizzarria, non ri-
flettendo quanto ciò ſia fuor di regola, nè poſſa aver luogo nel buono, a motivo
della peſante, e ſalſa figura, che rappreſenta fuori d’ ogni ragione. Se queſti Ar-
chitetti ſapeſſero ciò, che è neceſſario a ſaperſi, cioè, che le ſoglie delle porte, e
fineſtre altro non rappreſentano, che un arpice, per legare l’ erte, o ſtipiti delle
medeſime, e che queſti non poſſono eſſere aggravati dal peſo ſuori del vivo, perchè
corrono riſchio di ſpezzarſi: e per difendergli da tale ſconcerto fa meſtieri valerſi
del ripiego di formargli ſopra un rimenato di cotto entro il proprio muro, affinchè
lo ſteſſo col proprio peſo non gli opprima, certamente ſe ne aſterrebbero. Queſta è
la maniera del buon praticato, e da praticarſi; e non mai nelle forme da noi oſſer-
vate uſarſi in Roma; ſebbene anche quì fra noi vi ſono i corrompitori, che ſenza
ritegno fannoſi ad imitare il cattivo guſto, e non il vero, e buono, che convienſi,
come ſi rileverà dagli eſempj, che con chiarezza vedremo negli appreſſo diſegni.
Per ſempre più comprovare quanto ſi è detto, e far conoſcere quanto ſia da ſchi-
varſi l’ errore di porre i peſi fuori del vivo, ſervirà anche la preſente porta. La ra-
gione ha certamente il ſuo luogo per ciò che riguarda il durevole, ſiccome ho in
queſta oſſervato, che ſi vede entro il Fondaco de’ Tedeſchi, e ſerve d’ ingreſſo al
luogo delle bullette, e ſpedizioni delle merci di detto Fondaco. Dee oſſervarſi la ſua
ſtruttura, che è aſſai ſtravagante, perchè moſtra di tener la ſoglia appena in luce
del vano, lo che diſdice grandemente, oltre l’eſſer la medeſima oppreſſa dal peſo,
che le ſovraſta, e già ſi oſſerva ſpezzata, mentre ha cornice, pilaſtri, e fronteſpi-
zio per annicchiarſi nel mezzo il Leone Ducale. Non ſo capire, come poffa penſar-
ſi così male, riſpetto alla ſuſſiſtenza non meno, che alla ſoda Architettura. Io vor-
rei pur far comprendere tal verità, ſe mai foſſe poſſibile, e che ritornaſſe l’ uſo del
buono operare. Gran coſa, che il buono ſia conoſciuto, e praticato da sì pochi, per
non lo dire preſſo che abbandonato da tutti, e venga approvato ſolo quello, che
non è degno d’approvazione, nè lo potrà eſſere giammai.
varſi l’ errore di porre i peſi fuori del vivo, ſervirà anche la preſente porta. La ra-
gione ha certamente il ſuo luogo per ciò che riguarda il durevole, ſiccome ho in
queſta oſſervato, che ſi vede entro il Fondaco de’ Tedeſchi, e ſerve d’ ingreſſo al
luogo delle bullette, e ſpedizioni delle merci di detto Fondaco. Dee oſſervarſi la ſua
ſtruttura, che è aſſai ſtravagante, perchè moſtra di tener la ſoglia appena in luce
del vano, lo che diſdice grandemente, oltre l’eſſer la medeſima oppreſſa dal peſo,
che le ſovraſta, e già ſi oſſerva ſpezzata, mentre ha cornice, pilaſtri, e fronteſpi-
zio per annicchiarſi nel mezzo il Leone Ducale. Non ſo capire, come poffa penſar-
ſi così male, riſpetto alla ſuſſiſtenza non meno, che alla ſoda Architettura. Io vor-
rei pur far comprendere tal verità, ſe mai foſſe poſſibile, e che ritornaſſe l’ uſo del
buono operare. Gran coſa, che il buono ſia conoſciuto, e praticato da sì pochi, per
non lo dire preſſo che abbandonato da tutti, e venga approvato ſolo quello, che
non è degno d’approvazione, nè lo potrà eſſere giammai.
Facciamoci pure ad oſſervare eſſa porta, e dal ſuo eſame agevol ſarà il compren-
dere la verità delle mie aſſerzioni. Queſta non ſolo ha la ſoglia peſante, ma anche
poſitivamente inſuſſiſtente, a motivo del peſo, che l’ opprime al di ſopra; e poi per-
chè la ſua figura moſtra di non aver teſte valevoli per abbracciare, e ſtringer l’ er-
te medeſime, ma moſtrando d’ eſter quaſi in aria, e ſoſtener così il peſo
dere la verità delle mie aſſerzioni. Queſta non ſolo ha la ſoglia peſante, ma anche
poſitivamente inſuſſiſtente, a motivo del peſo, che l’ opprime al di ſopra; e poi per-
chè la ſua figura moſtra di non aver teſte valevoli per abbracciare, e ſtringer l’ er-
te medeſime, ma moſtrando d’ eſter quaſi in aria, e ſoſtener così il peſo