Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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189165LIBRO II. darmi tentando a diſubbidire alla Signora Princi-
peſſa;
la qual dovrebbe doppiamente caſtigarvi, e
per quella diſubbidienza, che avete fatta voi, en-
trando nel diſcorſo della ſemplicità, e per quella,
che volevate, che io faceſſi.
Allora la Signora
Principeſſa, egli, diſſe, vi ha tentato non per farvi
diſubbidire, ma perchè, reſiſtendo voi alla tenta-
zione, dimoſtraſte meglio la voſtra obbedienza;
il
che avendo voi fatto, io debbo lodar voi, e rin-
graziar lui.
Vegga però il Signor D. Serao, diffi
io allora, di non tentarmi più fpeſſo.
E ſe egli il
farà, diſſe la Signora Principeſſa, voi moſtrerete
la virtù voſtra più ſpeſſo.
Ne io voglio però libe-
rarvi da un peſo, che voi ſteſſo vi avete impoſto,
e a cui pare, che vogliate ora ſottrarvi.
Qual’ è?
diſſi. Voi, diſſe la Signora Principeſſa, avete pro-
poſto due coſe;
l’ una è, che la velocità del globo
N giunto in r non ſi dimoſtri eſſer doppia della
velocità del globo C giunto in m;
l’ altra è, che
quand’ anche foſſe doppia, pur non ſi dimoſtrereb-
be, che oltre la potenza producitrice del movi-
mento doveſſe intervenirvi la forza viva di Lei-
bnizio;
delle quali due coſe voi avete dichiarato
la prima, reſta che dichiariate la ſeconda.
Come a-
vrete ciò fatto, il Signor D.
Serao eſporrà l’ ar-
gomento, che voi domandate.
Vedete, diſſi io al-
lora, ſe io ſono bel parlatore, che di due ſole co-
ſe, che io aveva propoſte, una già m’ era caduta
di mente.
Faccendoſi cotali ragionamenti, erano
già, ſenza che noi ce ne accorgeſſimo,

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