Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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191167LIBRO II. doppio produca con la ſua preſſione doppia velo-
cità?
Che neceſſità ha egli qui di quella forza viva
di Leibnizio?
La qual ſe poteſſe dimoſtrarſi dal mo-
vimento dei due globi per li ſpazietti Nr, Cm, po-
teva all’ iſteſſo modo, anzi più comodamente, di-
moſtrarſi dalla caduta di due gravi, l’ un de qua-
li cadeſſe per uno ſpazio quadruplo dell’ altro;
ne
accadea far violenza all’ immaginativa, ſtringen-
dola a concepire elaſtri immateriali, et incorpo-
rei, ne ricorrere a linee curve, ne metter mano
a calcoli, ne a integrazioni.
E poco vale il dire,
che l’ effetto dee eſſere proporzionale alla cauſa;
e però eſſendo l’ una ſerie quadrupla dell’ altra,
dover uſcirne effetto non doppio ma quadruplo,
e queſto eſſere la forza viva.
Imperocchè chi non
ſn, che qualor ſi dice, l’effetto dover eſſere pro-
porzionale alla cauſa, non altro vuolſi intendere,
ſe non che dee eſſere proporzionale all’ azione?

che ſe due cauſe eſerciteranno azioni eguali, do-
vranno uſcirne eguali effetti, come che le cauſe ſieno
diſeguali.
Ora quantunque la ſerie EN ſia quadrupla
della AC, non dicono però i Bernulliani, che pre-
mono amendue egualmente?
Perchè dunque non do-
vranno dalle eguali preſſioni uſcire eguali velocità?

ſe non che ſeguendo la ſerie EN a premere per dop-
pio tempo, dovrà uſcirne velocirà doppia.
Ma dirà
alcuno:
le ſerie oltre il premere, che è veramen-
te eguale in amendue, hanno anche un’ altra azio-
ne, che è quadrupla nella ſerie quadrupla.
Et io
riſpondo, e dimando, che neceſſità v’ abbia di

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