Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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219195LIBRO II. date, anche per queſto fie meglio, che la ragione
del Padre Riccati vi ſia eſpoſta dal noſtro Signor
D.
Nicola, il quale benchè ſia più eloquente di
me, a voi però pare, che abbia meno artificio;
e
queſto ſorſe è l’ effetto d’ un’ artificio maggiore.
Allora la Signora Principeſſa tuttavia ridendo diſ-
ſe:
come vi piace. E il Signor D. Nicola ſubito
preſe a dire.
Io eſporrò la ragione del Padre Ric-
cati, e farollo per modo, che non avrete a temer
d’ artificio;
e ſe d’ alcuna coſa non mi ſovveniſ-
ſe, potrà avviſarmene il Signor Marcheſe di Cam-
po Hermoſo, con cui oggi l’ ho letta;
ſenza che
io ho qui il libro ſteſſo.
Egli dunque non è qui-
ſtion d’ altro;
ſe non ſe di vedere, ſe, incontran-
doſi i corpi duriſſimi, e niente eſercitandoſi in
quell’ incontro le forze vive, ſia ciò contrario al-
la legge della continuità.
Il Padre Riccati dice
eſſer contrario, e lo dimoſtra molto ingegnoſamen.

te, introducendo una ſerie infinita di contuſioni
ſempre più piccole a queſto modo.
Sienoi due
corpi, che con eguali quantità di moto, come or
ſupponghiamo, ſi incontrano, prima alquanto du-
ri;
e nell’ incontrarſi producano in loro una qual-
ſiſia contuſione.
Egli è certo, che in quella con-
tuſione, qualunque ſiaſi, agiſce e ſi eſercita tutta
la forza viva, che hanno.
Sieno i corpi alquan-
to più duri;
ſarà la contuſione minore; e non per
tanto ſi eſerciterà in eſſa tutta la forza viva;
e
divenendo i corpi ſempre più duri, diverrà la con-
tuſione ſempre minore, e tutta la forza viva

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