Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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222198DELLA FORZA DE’ CORPI perciocchè ſi eſercita dove ne è. A coteſto modo
potreſte anche argomentare, che ſe la penna ſi ri-
chiede a ſcrivere ſette verſi, e la ſteſſa anche a
ſcriverne ſei, e la ſteſſa a cinque, e così di mano
in mano, dovrà la ſteſſa richiederſi anche a non
ſcriverne niuno.
Il quale argomento vedete, co-
me i dialettici ſieno per comportarvelo;
che anzi ar-
gomentando dal contrario direbbono:
la penna ſi
richiede a ſcriver dei verſi, dunque a non ſcriver-
ne non ſi richiederà;
e ſimilmente: a fare qualſiſia
contuſione adopraſi la forza viva, dunque a non
farne niuna, non ſi adoprerà.
Qui il Signor D.
Niccola ridendo, queſta iſteſſa ſottigliezza, diſſe,
mi aveva oggi propoſta il Sig.
Marcheſe di Cam-
po Hermoſo, a cui ſubito ho riſpoſto, che mi
parea ſimile alle voſtre.
Allora io rivolto al Si-
gnor Marcheſe, piacemi, diſſi, che voi conſen-
tiate meco, e ſiate amico della mia opinione.
Io
cominciava ad eſſere, diſſe il Signor Marcheſe;

ma tante coſe mi ha poi dette il Signor D.
Nic-
cola, che me ne ha diſtolto.
Ditelemi di gra-
zia, riſpoſi.
Le dirò, diſſe il Signor Marcheſe,
ſe egli me ne darà licenza, e vorrà correggermi,
dove io erri.
Ne di licenza, diſſe il Signor D.
Niccola, avete voi biſogno, ne di correzione;

pur l’ una potete prendervi, ſe credete di aver-
ne biſogno;
ne l’ altra vi negherò io, ſe mi par-
rà, che l’ abbiate.
Ben vi dico, che ſtiate ſopra
di voi con queſt’ uomo.
Di che avendo ſorriſo
il Signor Marcheſe, così incominciò:
la

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