Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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224200DELLA FORZA DE’ CORPI mi ſpiego forſe abbaſtanza, diſse il Signor Mar-
cheſe.
Ma la legge della continuità certamente ri-
chiede, che l’ azione della forza viva o non ſia
nulla nell’ ultima contuſione, o ſe è nulla nell’ ul-
tima, abbia cominciato a ſminuirſi nelle antece-
denti.
Noi torniamo, riſpoſi, a quello ſteſso; per-
chè ſe la legge della continuità richiede o l’ una
o l’ altra delle due coſe, mancando l’ una, richie-
derà l’ altra;
e però mancando lo ſminuimento
dell’ azione nelle contuſioni antecedenti, richie-
derà, che l’ azione non debba eſser nulla nell’ al.
tima; e così vi ricondurrà a quella ſteſſa fallacia:
la forza viva agiſce dove ſi fa contuſione, dun-
que anche dove non ſi fa.
Dunque, diſſe il Si-
gnor Marcheſe, ſe io avrò una certa quantità o
forma coſtante, la qual tenga dietro a tutti gli
altri termini di una qualche ſerie, accompagnan-
doſi con ciaſcuno, io non potrò argomentar per
queſto, che debba la ſteſſa accompagnarſi ancor
con l’ ultimo.
Voi sì potrete, riſpoſi; e ſe l’ ar-
gomentar voſtro non ſarà evidente, ſarà tut-
tavia molto probabile.
Ma nol potrò già io, diſ-
ſe il Signor Marcheſe, nel caſo noſtro.
Perchè?
riſpoſi.
Et egli: perchè avendo noi propoſta una
ſerie di contuſioni, voi volete, che in tutte le al-
tre contuſioni ſi adopri la medeſima azione della
forza viva;
ma non nell’ ultima. Quale è, diſſi,
queſt’ ultima?
Queſt’ ultima, riſpoſe il Signor
Marcheſe, è la contuſion nulla, che ſi fa ne cor-
pi duriſſimi, nell’ incontro de’ quali voi

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