Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

Table of figures

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[221] Serraglia dell’ Arco sopra la porta della Scuola grande di S. Marco in Venezia, e ſuo profilo.
[Figure 222]
[223] Serraglia dell’ Arco ſopra l’ Altar Mag-gior in S. Lorenzo, e ſuo profilo.
[224] Serraglia degli Archi con l’ Abaco Corintio, e ſuoi profili, i primi nella Chieſa de Geſuiti, e i ſecondi in quella della Fava
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248140OSSERVAZIONI SOPRA GLI ERRORI
Diſcorſo ſopra l’abuſo delle colonne ſpirali.
Non ſarà nemmeno diſdicevole al noſtro aſſunto l’ aggiungere, per compimento dell’
eſpoſto finora, anche l’ abuſo introdotto delle colonne ſpirali, tanto applaudite nella
moderna Architettura, ma ſenza ſaper l’ eſſer loro, nè a che ſervir poſſano;
e perciò
s’ adoprano ſenza il menomo fondamento, o ragione, quando non furono mai meſ-
ſe in uſo dalla ſolida e retta Antichità.
Nè perchè lo ſpiritoſo Cavalier Bernino per
ſegnalarſi ſopra gli altri penſaſſe a formarne quattro di maeſtoſa grandezza per ſo-
ſtenere il baldacchino in San Pietro di Roma, valendoſi del metallo Corintio, che
era nel portico del Pantheon per fonderle:
nè perchè il gran R affaello d’Urbino, ed
il famoſo Rubens Pittori di ſommo grido uſaſſero tal maniera di colonnati nei loro
quadri, dobbiamo prenderne norma ſu tale autorità di valercene negli Altari, come
ſe ne veggiono varj in Roma, ed anche in Venezia nella Chieſa de’ Geſuiti, ove
ne ſono ben dieci nell’ Altar Maggiore, che ſoſtengono una peſante cupola:
come
altresì nella Chieſa di San Marcelliano veggionſene in quattro Altari.
L’uſo di ſiffat-
te colonne introdotte più per accidente, che per naturalezza, e buona ragione, non
ha in ſe nè ſolidità, nè forza di reale Architettura.
E di vero, ſe tali colonne ſpira-
li ſon compoſte della ſteſſa altezza, che ſi dà alle ſchiette, e rette, certamente eſſen-
do queſte attorcigliate, volendole eſtendere ſi prolungherebbero moltiſſimo, forman-
do figura non più di colonna, ma di coſa eccedente d’ aſſai la ſua proporzione natu-
rale:
quanto poi all’ uſo del ſoſtenere, è indubitato, che ha ſorza maggiore la colon-
na dritta, che la torta, come ci detta la ſteſſa natura:
come allorchè s’abbia a ſoſte-
ner qualche peſo non ſi adoprano legni torti, o curvi, poichè non hanno la forza
dei piani, e dritti;
e la ſteſſa ragione ſi rileva nelle perſone date alla fatica, poichè
ha ſempre più forza un uomo dritto e ben piantato, che un gobbo, o che abbia le
gambe ſtorte:
tale è appunto anche l’ uſo delle colonne. E per non laſciare alcuna co-
ſa ſenza la ſua oſſervazione, mi giova l’ aggiungere anche l’ opera d’ Architettura, e
di proſpettiva del P.
Pozzi ſtampata in Roma l’anno 1700. nella cui ſeconda parte
vi è poſto un Altare di capriccio con pilaſtri dritti al di dentro, e al di fuori altra
colonna ſedente, e queſta ſoſtenente la cornice nello ſteſſo livello de’ pilaſtri.
La baſe
poi della detta colonna ſedente non piomba ſotto il ſuo capitello, ma ſi dilata quan-
to il ſedere la ſpinge in fuori, quantunque la medeſima ſia appoggiata al pilaſtro,
che la ſeconda.
Vero ſi è, che ſe queſta ſi drizzaſſe, ſorpaſlerebbe di molto i pilaſtri,
e porterebbe fuori la propria cornice, e la ſteſſa diverrebbe d’ eccedente miſura, e de-
formata, come le accennate di ſopra.
Nè attendere ſi dee in conto alcuno la ragio-
ne, che adduce queſto Padre per difendere il ſuo bizzarro penſare, dicendo, che gli
Antichi ſi valſero delle Cariatidi citate da Vitruvio, dimandando per qual neceſſità
debbano ſtare in piedi, e diritte, e perchè non poſſano anche fare ſedendo l’ ufizio
loro?
Ma ſe queſta non è incoerenza, non ſarà nemmeno, dice egli, che ciò poſ-
ſan fare anche le colonne ſedenti, che ſon figura di quelle.
Ma non ſi è il buon
Padre avveduto dell’ inganno, e della differenza, che dee trovarſi fra l’uomo, e la
colonna.
Vero è, che l’uomo talvolta ſi pone a ſedere; e ſe ſi vedeſſero due ſtan-
do in piedi d’ altezza uguale, e che poi uno ſi poneſſe a ſedere, certo il ſedente di-
verrebbe di minore altezza, e di minor forza del compagno, e per poter eſſer a li-
vello colla teſta dell’altro, biſognerebbe, che ſi poneſſe a ſedere ſopra un piediſtal-
lo, che lo alzaſſe alla medeſima elevatezza, qualor doveſſe colla teſta di pari che il
compagno ſoſtenere qualche filo, o dirittura.
Ma il P Pozzi francamente ſenza ve-
runa conſiderazione propone una ragione, che anzichè difenderlo, lo condanna;
mentre ſe l’ uomo ſi pone a ſedere, lo fa, perchè è ſtanco, lo che non può mai
accadere alla colonna, che non può mai ſtancarſi.
Laonde confermandomi nel mio parere dico, che le colonne ſpirali non ſervono
ad altro uſo, che pel Teatro, poichè luoghi ſiffatti non ſono tenuti a dar ragione
delle loro apparenze, perchè ſono momentanee, e non durevoli:
e ſe la bizzarria
de’Pittori ſi è preſa alcuna libertà nei ſuoi quadri, ſubito ſi dice eſſer licenza pit-
toreſca, facendo eſſi Pittori tutto quello, che ſtimano che poſſa loro far gioco nell’
idea del loro quadro, e nulla più.
Ma per lo contrario l’ Architettura dee eſſer ma-
neggiata con buona, ſavia, e matura conſiderazione, nè ammetter dee licenze, e
ſcherzi irragionevoli, come ne è piena Roma;
ma ſeguire perpetuamente il ſuo ret-
to fine propoſto dalle ſue giuſte Leggi fiſſe mai ſempre, ed invariabili.

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