Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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Gli errori, i quali appariſcono nelle materie ſolamente della Natura, ſono,
come
quando s’adopera rena di cava, e ſpecialmente quella, che è terroſa,
fangoſa
, e groſſa, la quale ſi mangia la calcina, e impaſtata con eſſa non fa
preſa
, forte legamento di muro, ed è come ſe ſi muraſſe colla ſemplice ter-
ra
, come anticamente ſi uſava in Siena, ove ſi veggono molte mura vecchie
murate
con terra, la quale tanto tiene, e lega inſieme i mattoni, e le pietre,
quanto
dura l’umidità ſua fangoſa, che diſſeccata, finalmente ſi ſnerva, ſi ri-
duce
in polvere, e ſi fa ſimile alla terra dei campi, o al terreno, come ſpeſſo
avviene
in quelle parti di Toſcana, ove non ſi trova la puzzolana.
Ma quan-
do
ſi ha da uſar la rena di cava, non ſi piglia la bianca, perchè è la peggio-
re
di tutte, di pari che la rena groſſa, benchè ſia la più tenace, perciocchè ſi
fende
facilmente, così ancora ogni rena, che maneggiata colle mani non ſtri-
de
, e macchia i panni, e meſcolata coll’acqua l’intorbida, o la rende fango-
ſa
.
E finalmente quella, che ſarà ſtata lungo tempo all’aria, al Sole, alla Lu-
na
, e alle piogge, per aver natura di terreno, ſarà meſcolata con umor mar-
cido
, e diſpoſta ſpontaneamente a produrre erbe, e arboſcelli.
perchè da
noi
s’eſcluda la rena di cava, ſi dee perciò intendere aſſolutamente;
impercioc-
chè
fra le rene, che ſi cavano, la migliore di tutte ſi è la puzzolana, della
quale
abbondano Napoli, e Roma, e noi in vece di eſſa abbiamo una ſpecie
di
rena, che ſi cava da una ragione di tufo, che è dotata di tutte le buone qua-
lità
:
queſto è proſſimo alla pietra pure di tufo, di color più chiaro, e di terra
d’ombra
meno oſcura, che s’accoſta al color giallo ſmorto.
E queſta rena ſi po-
trà
dire rena pietroſa, molto differente dalla rena terroſa, la quale ſi cava dal tu-
fo
, che ha più natura di terra, eſſendo più umido, più groſſo, più frangibile, e
di
color di terreno da coltivare.
Ovvero quando ſi adoprano le pietre non lavora-
te
, come le pietre tonde, pulite, eguali, cioè, le ſcelte de’letti de’fiumi, e dei
campi
:
ovvero ſe ſaranno troppo tenere, e frangibili: imperciocchè le prime nel-
la
ſtruttura delle muraglie non fanno buon legamento, ritengono fortemente
la
calcina, fanno buon ripieno:
concioſſiachè accoſtandoſi coll’ altre pietre, o
con
i mattoni, laſciano ſpeſſe vacuità, le quali malamente ſi poſſono riempiere,
ſe
non vi ſi conſuma gran quantità di calcina, o ſe non vi ſi pone gran copia
di
minuti pezzi, i quali, benchè ſieno ben battuti, nondimeno di eſſi non ſi fa
buon
componimento di muro, eſſendo d’opera cementizia, biaſimata meritamen-
te
dagli Architetti;
di modo che per ogni lieve occaſione, o pel calare della mu-
raglia
, o per la preſſione del peſo, o per lo ſpegner degli archi, o per gl’introna-
menti
, ſi aprono;
e toſto che una parte comincia a rovinare, facilmente, e con
poca
forza tutta rovina, e ſi converte in macia, ed in cumulo di ſaſſi, ſiccome
ſi
vede bene ſpeſſo nelle fabbriche di villa:
come ſono quelle ſtrutture, e quei
muramenti
, che da Vitruvio nel cap.
3. del ſecondo Libro ſi dicono di muro in-
certo
:
o quelle, che ſi appellano opere cementizie, delle quali, ſiccome delle altre
ſpecie
di ſtrutture ſi fa menzione da Marziale nel IX.
Libro, Epigramma 77. che
ha
per titolo = De balneo Tuccœ:
Non ſilice duro, ſtructilive cemento,
Nec
latere cocto, quo Semyramis longam
Babylona
cinxit, Tucca balneum fecit;
Sed ſtrage nemorum, pineaque

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