Gallaccini, Teofilo
,
Trattato sopra gli errori degli architetti
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PARTE PRIMA.
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le materie, onde il muro non ha legamento, nè ſaldezza, poichè la calcina
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così compoſta non s’impietriſce, nè ſi converte in tartaro. </
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preserve
">E l’acque de’bagni
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lb
/>
non debbono eſſer tenute per buone, perchè o poſſono eſſer cagione di troppo
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lb
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diſſeccamento, o di manifeſta corroſione. </
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preserve
">O finalmente gli errori degli Archi-
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lb
/>
tetti ſi trovano nell’uſo dei legnami, cioè, quando ſi prendono per far palchi,
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lb
/>
ſoffitte, laſtrichi, tetti, travature ſemplici, ed armate, di legnami frangibili,
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lb
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pieghevoli, e che facilmente marciſcono, come ſono le travi d’oppio, di gatta-
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lb
/>
ro, o di qualunque altra ragione di legname bianco. </
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echoid-s404
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preserve
">E l’olmo, benchè ſia le-
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lb
/>
gno forte, nondimeno facilmente ſi piega, ſe non è ſtato tagliato di molto
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lb
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tempo, perchè indugia molto a ſeccarſi. </
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echoid-s405
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preserve
">Si fa dunque notabile errore adoperando
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lb
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tali materie, ſenza alcuna conſiderazione, come a non rigettare i legnami mal
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lb
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tenuti, cioè allo ſcoperto, all’acque, ai venti, ai ghiacci, e ai Soli, onde o ſi
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lb
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marciſcano, o ſi cuocano, di maniera che poſti in opera, e aggravati dal peſo
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lb
/>
ſi troncano. </
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echoid-s406
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preserve
">Si erra ſpeſſe volte nelle lunghezze, e nelle groſſezze, cioè, quan-
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do ſi prendono gli arcali, o le travi troppo lunghe, o troppo ſottili; </
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echoid-s407
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preserve
">poichè o ſi
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piegano, o ſi rompono, non potendo ſoſtenere il peſo; </
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echoid-s408
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preserve
">e quando ſi adoprano
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travi di legnami troppo groſſi, come di querce, di leccio, o d’altra ragione;
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lb
/>
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s
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echoid-s409
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preserve
">poichè quelli, che ſono di queſta natura, aggravano troppo le muraglie, ſicchè
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lb
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calando ſi aprono, e minacciano rovina. </
s
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echoid-s410
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preserve
">Ed oltre a ciò ſi reputa errore grandiſ-
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lb
/>
ſimo il ſervirſi di legnami tagliati in mala ſtagione, cioè mentre la Luna è piena,
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/>
e nella Primavera, quando gli alberi ſon pieni d’umore, e quando ſono in ſuc-
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lb
/>
chio, e diſpoſti a germogliare; </
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echoid-s411
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preserve
">poichè ſiffatti legnami preſto ſi marciſcono, e
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lb
/>
generano gran copia di tarli; </
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echoid-s412
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preserve
">onde i travi cavati da eſſi, aggiuntovi il peſo, e
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lb
/>
per ſe ſteſſi ſi rompono. </
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preserve
">Il che non è ſenza gran pericolo, e ſenza ſpeſa degli
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lb
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abitatori. </
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echoid-s414
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preserve
">Quelle materie finalmente, le quali ſi ricevono dalla Natura, e dall’
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lb
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Arte, ſono le pietre lavorate, i mattoni, la calcina, e i ferramenti. </
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preserve
">Ed in tut-
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te queſte coſe ſpeſſo accade l’errore: </
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echoid-s416
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preserve
">imperciocchè ſi erra, facendo lavorar pie-
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lb
/>
tre troppo tenere, come ſono alcune ſpezie di tufo, e di macigno, che a Ro-
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lb
/>
ma ſi dice Peprino, concioſſiachè, oltre il non reſiſtere al peſo, non poſſono di-
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lb
/>
fenderſi dal freddo, e dal ghiaccio, come ſi vede in Firenze nelle colonne degli
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lb
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Uffizj. </
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preserve
">Così ancora ſervendoſi d’alcuna ragione di travertino poroſo, il quale
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uſato per traverſo, come per architravi, e per ſoglie di porte, non regge alcun
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lb
/>
peſo, nè ſoſtiene il peſo di ſe medeſimo, come ſi vede nelle porte d’alcuni luoghi,
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lb
/>
e particolarmente in Siena in diverſe fabbriche, e ſingolarmente nella porta della
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lb
/>
Chieſa della Madonna di Provenzano, ove ſi vede tutto l’Architrave. </
s
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preserve
">Onde il ſuo
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più conveniente uſo è il farne colonne, che in queſto modo reſiſte ad ogni gran pe-
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lb
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ſo. </
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preserve
">O ſecondo il conſiglio degli Architetti, non ſi debbono i travertini porre in
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opera, toſto levati dalla cava, e lavorati, ma biſogna, che ſieno cavati, e lavo-
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lb
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rati per qualche tempo avanti, acciocchè ſienoſi fatti più duri, e più ſaldi. </
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preserve
">Sier-
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ra talora ſervendoſi del marmo nei luoghi ſcoperti, come nelle facciate de’palazzi,
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e dei Tempj. </
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">E ciò avviene, quando le fabbriche ſon molto verſo il vento ma-
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lb
/>
rino, ſiccome è la facciata della Cattedrale di Siena, la quale, eſſendo eſpoſta
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lb
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a tal vento, che bagnando rade, e per ogni lieve incontro riceve grandiſſimo
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lb
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danno, eſſendo i marmi renduti frangibili, e quaſi ridotti in ſale. </
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preserve
">Errano anco-
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ra gli Architetti, che non fanno diligenza d’aver mattoni fatti di buona creta,
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ben lavorati, ben cotti, fatti a miſura uniforme; </
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">poichè i mattoni mal fatti, e
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mal cotti rendon la fabbrica non durevole: </
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">che per ogni umidità ſi marciſce; </
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e quelli, che ſon troppo cotti, che ſi chiamano ferretti, per la ſomiglianza, che
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lb
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hanno nel colore, di pari che nella durezza alle loppe del ferro; </
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">concioſſiachè,
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ſebbene hanno durezza di pietra, nondimeno perchè ſon troppo torti, e collega-
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lb
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ti inſieme in forma di pietre a motivo del colamento fatto dalla troppa cottu-
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lb
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ra, e dal fuoco ſoverchio, non ſon buoni per lavori di fuori, come nelle facce
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lb
/>
delle muraglie, perchè non ſi poſſono porre in piano, e collegare con gli altri
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lb
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mattoni; </
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preserve
">ma ſon buoni nei riempimenti dei muri, e nei fondamenti, quando
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però ſi fanno groſſi. </
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preserve
">E i mattoni non fatti a miſura uniforme non ſon tutti
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/>
eguali di groſſezza, e di lunghezza, e però guaſtano il lavoro, non potendoſi or-
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lb
/>
dinare i filari in piano. </
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preserve
">Ma gli Antichi, per aſſicurarſi d’aver buoni </
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echo
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