Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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[51.] LAUS DEO.
[52.] INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUEST’ OPERA, E DEGLI Autori in essa citati.
[53.] FINE DELL’ INDICE.
[54.] OSSERVAZIONI DI ANTONIO VISENTINI ARCHITETTO VENETO CHE SERVONO DI CONTINUAZIONE ALTRATTATO DI TEOFILO GALLACCINI SOPRA GLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI
[55.] VENEZIA
[56.] MDCCLXXI. Per Giambatista Pasquali. CON LICENZA DE’ SUPERIORI, E PRIVILEGIO.
[57.] INDICE DELLE MATERIE PER ORDINE ALFABETICO.
[58.] OSSERVAZIONI SOPRA GLI ERRORI DEGLI ARCHITETTI.
[59.] CAPO PRIMO.
[60.] Rifleſſi ſopra il preſente ſtato dell’ Architettura.
[61.] Fineſtra, e Loggia della Benedizione nel Palazzo Pontificio al Quirinale.
[62.] Fineſtra di mezzo nel Palazzo dei Conſervatori di Roma.
[63.] Porta interna nel Palazzo Borgheſe.
[64.] Porta nella Chieſa di San Giovanni Laterano, che conduce nel Palazzo Lateranenſe.
[65.] Porta interiore della chieſa di Santa Martina, e San Luca.
[66.] Una delle due picciole Porte poſte ſopra la facciata di San Pietro di Roma.
[67.] Porta entro la Baſilica Vaticana.
[68.] Porta della Chieſa del Collegio di Propaganda Fide.
[69.] Porta principale dentro la Sala del medeſimo Collegio.
[70.] Fineſtre nel ſecond’ Ordine della facciata dello ſteſſo Collegio.
[71.] Errori diverſi di malinteſa Architettura, che ſi rilevano non meno dentro, che fuori del Tempio Vaticano.
[72.] Fineſtre nel ſecond’ Ordine della Facciata, e ne’ fianchi della Chieſa di S. Pietro di Roma.
[73.] Altre Fineſtre della Baſilica Vaticana.
[74.] Eſempio degli errori ſcoperti nella fabbrica del Pantheon, detto oggi la Rotonda in Roma, cioè nell’ interno d’ eſſe Rotonda.
[75.] Figura dell’ Attico riſtaurato entro il Pantheon.
[76.] Proporzione pel conveniente riſtauro dell’ Attico entro il Pantheon.
[77.] Porta nel portico ſuperiore del Palazzo della Sapienza di Roma.
[78.] Porta nel Clauſtro dei Padri di San Filippo Neri.
[79.] Fineſtra nella Cupola della Sapienza di Roma.
[80.] Fineſtre della facciata del Palazzo de’Signori Baccelli, ed altra in quello dei Signori d’Aſte.
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2711PARTE PRIMA. le materie, onde il muro non ha legamento, nè ſaldezza, poichè la calcina
così compoſta non s’impietriſce, nè ſi converte in tartaro.
E l’acque de’bagni
non debbono eſſer tenute per buone, perchè o poſſono eſſer cagione di troppo
diſſeccamento, o di manifeſta corroſione.
O finalmente gli errori degli Archi-
tetti ſi trovano nell’uſo dei legnami, cioè, quando ſi prendono per far palchi,
ſoffitte, laſtrichi, tetti, travature ſemplici, ed armate, di legnami frangibili,
pieghevoli, e che facilmente marciſcono, come ſono le travi d’oppio, di gatta-
ro, o di qualunque altra ragione di legname bianco.
E l’olmo, benchè ſia le-
gno forte, nondimeno facilmente ſi piega, ſe non è ſtato tagliato di molto
tempo, perchè indugia molto a ſeccarſi.
Si fa dunque notabile errore adoperando
tali materie, ſenza alcuna conſiderazione, come a non rigettare i legnami mal
tenuti, cioè allo ſcoperto, all’acque, ai venti, ai ghiacci, e ai Soli, onde o ſi
marciſcano, o ſi cuocano, di maniera che poſti in opera, e aggravati dal peſo
ſi troncano.
Si erra ſpeſſe volte nelle lunghezze, e nelle groſſezze, cioè, quan-
do ſi prendono gli arcali, o le travi troppo lunghe, o troppo ſottili;
poichè o ſi
piegano, o ſi rompono, non potendo ſoſtenere il peſo;
e quando ſi adoprano
travi di legnami troppo groſſi, come di querce, di leccio, o d’altra ragione;
poichè quelli, che ſono di queſta natura, aggravano troppo le muraglie, ſicchè
calando ſi aprono, e minacciano rovina.
Ed oltre a ciò ſi reputa errore grandiſ-
ſimo il ſervirſi di legnami tagliati in mala ſtagione, cioè mentre la Luna è piena,
e nella Primavera, quando gli alberi ſon pieni d’umore, e quando ſono in ſuc-
chio, e diſpoſti a germogliare;
poichè ſiffatti legnami preſto ſi marciſcono, e
generano gran copia di tarli;
onde i travi cavati da eſſi, aggiuntovi il peſo, e
per ſe ſteſſi ſi rompono.
Il che non è ſenza gran pericolo, e ſenza ſpeſa degli
abitatori.
Quelle materie finalmente, le quali ſi ricevono dalla Natura, e dall’
Arte, ſono le pietre lavorate, i mattoni, la calcina, e i ferramenti.
Ed in tut-
te queſte coſe ſpeſſo accade l’errore:
imperciocchè ſi erra, facendo lavorar pie-
tre troppo tenere, come ſono alcune ſpezie di tufo, e di macigno, che a Ro-
ma ſi dice Peprino, concioſſiachè, oltre il non reſiſtere al peſo, non poſſono di-
fenderſi dal freddo, e dal ghiaccio, come ſi vede in Firenze nelle colonne degli
Uffizj.
Così ancora ſervendoſi d’alcuna ragione di travertino poroſo, il quale
uſato per traverſo, come per architravi, e per ſoglie di porte, non regge alcun
peſo, nè ſoſtiene il peſo di ſe medeſimo, come ſi vede nelle porte d’alcuni luoghi,
e particolarmente in Siena in diverſe fabbriche, e ſingolarmente nella porta della
Chieſa della Madonna di Provenzano, ove ſi vede tutto l’Architrave.
Onde il ſuo
più conveniente uſo è il farne colonne, che in queſto modo reſiſte ad ogni gran pe-
ſo.
O ſecondo il conſiglio degli Architetti, non ſi debbono i travertini porre in
opera, toſto levati dalla cava, e lavorati, ma biſogna, che ſieno cavati, e lavo-
rati per qualche tempo avanti, acciocchè ſienoſi fatti più duri, e più ſaldi.
Sier-
ra talora ſervendoſi del marmo nei luoghi ſcoperti, come nelle facciate de’palazzi,
e dei Tempj.
E ciò avviene, quando le fabbriche ſon molto verſo il vento ma-
rino, ſiccome è la facciata della Cattedrale di Siena, la quale, eſſendo eſpoſta
a tal vento, che bagnando rade, e per ogni lieve incontro riceve grandiſſimo
danno, eſſendo i marmi renduti frangibili, e quaſi ridotti in ſale.
Errano anco-
ra gli Architetti, che non fanno diligenza d’aver mattoni fatti di buona creta,
ben lavorati, ben cotti, fatti a miſura uniforme;
poichè i mattoni mal fatti, e
mal cotti rendon la fabbrica non durevole:
che per ogni umidità ſi marciſce;
e quelli, che ſon troppo cotti, che ſi chiamano ferretti, per la ſomiglianza, che
hanno nel colore, di pari che nella durezza alle loppe del ferro;
concioſſiachè,
ſebbene hanno durezza di pietra, nondimeno perchè ſon troppo torti, e collega-
ti inſieme in forma di pietre a motivo del colamento fatto dalla troppa cottu-
ra, e dal fuoco ſoverchio, non ſon buoni per lavori di fuori, come nelle facce
delle muraglie, perchè non ſi poſſono porre in piano, e collegare con gli altri
mattoni;
ma ſon buoni nei riempimenti dei muri, e nei fondamenti, quando
però ſi fanno groſſi.
E i mattoni non fatti a miſura uniforme non ſon tutti
eguali di groſſezza, e di lunghezza, e però guaſtano il lavoro, non potendoſi or-
dinare i filari in piano.
Ma gli Antichi, per aſſicurarſi d’aver buoni

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