Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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271247LIBRO III. erano uſciti per l’ addietro; e lo ha fatto in verità
con tanta acutezza d’ ingegno, e profondità di
ſcienza, che ciò ſolo baſtar poteva ad acquiſtargli
grandiſſima fama tra i matematici;
avendo poi ve-
duto, quella fentenza, che egli amava, eſſere
ancor biſognoſa di qualche forte ragione, che la
ſoſteneſſe, poichè ne quelle di Leibnizio, ne quel-
le di Bernulli gli parevan baſtanti, ha voluto tro-
varne una nuova;
e l’ ha trovata in vero molto
ingegnoſa, e tanto bella, che non laſcia più
deſiderar le altre.
Et io certamente conſen-
tendo al Padre Riccati, che le ragioni addotte
già da Leibnizio e da Bernulli non foſſero abba-
ſtanza valevoli, conſento ancor facilmente, che
tutta la quiſtione ormai riducaſi a veder ſolo, ſe
ſia abbaſtanza valevole la ragione addotta da lui
ſteſſo.
Il che voi intenderete nei ragionamenti,
che prendo ora a narrarvi;
dove ſe troverete alcu-
no, che ſi opponga al Padre Riccati, non per que.
ſto dovrete credere che egli non lo ſtimi grandiſſi-
mamente, e non faccia verſo lui, come egli ha
fatto verſo Bernulli, e Leibnizio, a quali oppo-
nendoſi non ha laſciato tuttavia di grandiſſima-
mente ſtimarli.
Nacquero dunque i ragionamenti
a queſto modo.
Dopo molti e varj diporti, e ſol-
lazzi, eſſendo l’ ora del cenar venuta, fummo tutti,
ſecondo l’ invito fattone, nelle ſtanze della Signo-
ra Principeſſa, e quivi in una belliſſima camera,
vagamente ornata, con due fineſtre riguardanti ſo-
pra il mare, che al lume della luna era

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