Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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297273LIBRO III. aſſume dal Padre Riccati, ne mi ricordo ben, do-
ve.
Qui il Signor Conte della Cueva, parmi, diſ-
ſe, che l’ affermi in più luoghi, ma lo ſuppon cer-
tamente nella pagina 234.
E il Signor D. Felice.
ſeguitò a dire: che s’ egli è vero, niuna azione eſ-
ſere ſenza effetto, voi ben vedete, che la preſſione,
non avendo per ſe ſola effetto niuno, per ſe ſola.

non può eſſere azione.
Di fatti mettete un corpo
ſopra una tavola, così che vi ſtia fermo et immobi-
le;
che effetto vi farà egli? niuno; e pure premerà
la tavola;
dunque il premere non è agire. Voi vi
ſpedite, diſſi io allora, con molta preſtezza, volendo
forſe con ciò far credere, che la coſa ſia faciliſſima.

A me però non par così;
e una coſa ſola dimando:
chi ſottraeſſe improvviſamente la tavola;
il corpo ſo-
vrappoſto non cadrebbe egli incontanente?
Sì, ca-
drebbe;
riſpoſe il Signor D. Felice; et io allora: di
quale azione ſarebbe effetto quella caduta?
ed egli,
della preſſione, riſpoſe, che la gravità eſercita nel
corpo.
Oh! che mi dite voi dunque, riſpoſi io, che
la preſſione non è azione?
Non è azione, diſs’ egli,
fin che niun movimento ne ſegue;
ma ſeguendone
alcuno, comincia ſubito ad eſſere azione.
Che va-
le a dire, ripigliai io, la preſſione, che la gravità
eſercita nel corpo, comincia ad eſſere azione ſubi-
to, che ſi ſottrae la tavola;
prima non era azione.
lo vorrei però ſapere, che differenza abbia tra la.

preſſione, che la gravità eſercitava prima, che la ta-
vola ſi ſottraeſſe, e quella, che dopoi eſercita, eſ-
ſendo la tavola ſottratta;
perchè quanto a me,

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