306DELLA FORZA DE’ CORPI
che a grandiſſimo, e ſommo filoſoſo ſi richie-
de, eſſendo nella geometria, e nelle altre ma-
tematiche ſcienze tanto valoroſo, che appena che
alcuno poſſa eſſergli in queſta laude uguale; et
io dubitai molto ſe alcuno poteſſe eſſergli ſupe
riore. A queſti due aggiungevaſi il Signor D.
Felice Sabatelli, che io avea già conoſciuto in
Bologna, quando egli, eſſendo ancor giovane,
dava opera all’ aſtronomìa, e fin d’ allora mo-
veva di ſe una grandiſſima eſpettazione, la qua-
le egli ha poi di gran lunga ſuperata. Fra que-
ſti ebbi anche il piacer di conoſcere il Signor
Marcheſe di Campo Hermoſo, giovane grazio-
ſiſſimo, e di maraviglioſo ingegno, il quale era
venuto allor di Palermo per veder la Corte, et
aveva ſtudiato due anni filoſofiæ in quella cit-
tà, avendone appreſo i principj in Alcalà; et
era intentiſſimo alla geometria, et all’ algebra,
delle quali ſapea ſopra l’ età ſua. Nè men dì
lui, ne con minor lode eſercitavaſi ne medeſi-
mi ſtudj il Signor Conte della Cueva, che qui-
vi pur conobbi; e tanto era l’ ingegno, che di-
moſtravano queſti due giovani, che pareva niuna
coſa eſſere così grande, che non doveſſe da loro
aſpettarſi. Et è grandemente da deſiderare che
l’ uno dall’ eſempio del padre, e l’ altro da
quel de i fratelli valoroſiſſimi in arme, non ven-
gano diſtolti dagli ſtudj per vaghezza di una
gloria più faticoſa: che certamente dovranno le
ſcienze trar da eſſi grandiſſimo lume, ſe il
de, eſſendo nella geometria, e nelle altre ma-
tematiche ſcienze tanto valoroſo, che appena che
alcuno poſſa eſſergli in queſta laude uguale; et
io dubitai molto ſe alcuno poteſſe eſſergli ſupe
riore. A queſti due aggiungevaſi il Signor D.
Felice Sabatelli, che io avea già conoſciuto in
Bologna, quando egli, eſſendo ancor giovane,
dava opera all’ aſtronomìa, e fin d’ allora mo-
veva di ſe una grandiſſima eſpettazione, la qua-
le egli ha poi di gran lunga ſuperata. Fra que-
ſti ebbi anche il piacer di conoſcere il Signor
Marcheſe di Campo Hermoſo, giovane grazio-
ſiſſimo, e di maraviglioſo ingegno, il quale era
venuto allor di Palermo per veder la Corte, et
aveva ſtudiato due anni filoſofiæ in quella cit-
tà, avendone appreſo i principj in Alcalà; et
era intentiſſimo alla geometria, et all’ algebra,
delle quali ſapea ſopra l’ età ſua. Nè men dì
lui, ne con minor lode eſercitavaſi ne medeſi-
mi ſtudj il Signor Conte della Cueva, che qui-
vi pur conobbi; e tanto era l’ ingegno, che di-
moſtravano queſti due giovani, che pareva niuna
coſa eſſere così grande, che non doveſſe da loro
aſpettarſi. Et è grandemente da deſiderare che
l’ uno dall’ eſempio del padre, e l’ altro da
quel de i fratelli valoroſiſſimi in arme, non ven-
gano diſtolti dagli ſtudj per vaghezza di una
gloria più faticoſa: che certamente dovranno le
ſcienze trar da eſſi grandiſſimo lume, ſe il