Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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321297LIBRO III. pure attribuirle un’ eſfetto proporzionale allo ſpa-
zio
ſteſſo, cioè al quadrato della velocità;
il qua-
le
effetto che altro eſſer può ſe non la forza viva?
Cioè, ſoggiunſi io allora, l’ inerzia. Che mi dite
voi
, riſpoſe il Signor D.
Felice, d’ inerzia? Il Pa-
dre
Riccati, diſſi io allora, non vuole egli, chela
forza
viva ſia l’ inerzia?
Oh voi, diſſe ſubito il Si.
gnor
D.
Felice, volete richiamarmiora alla diffini-
zione
della forza viva;
la qual certo il Padre Ric-
cati
inſegna nel principio del ſuo dottiſſimo libro
eſſere
l’ inerzia ſteſſa, ſe ſi conſideri in quanto fa
contraſto
con quelle potenze, che vorrebbono can-
giare
lo ſtato del corpo.
E chi è, diſſi io allora,
che
non conſideri l’ inerzia a queſto modo?
Ma io
certo
non intendo, come tale inerzia producaſi
dalle
potenze, le quali con l’ azion loro altro mai
non
fanno, che turbarla;
ne come ella debba eſſere
proporzionale
al quadrato della velocità.
Che che
ſia
di ciò, diſſe quivi il Signor D.
Felice, niente è
a
me;
purchè ſia quello, che abbiamo detto, cioè
che
la potenza debba produrre un’ effetto propor-
zionale
al quadrato della velocità;
poichè queſto
effetto
, qualunque egli ſiaſi, lo chiameremo forza
viva
.
Chiamandolo però di queſto modo, riſpoſi
io
allora, voi nol chiamerete molto elegantemente;

perchè
ſe voi non dimoſtrate, che quell’ effetto ſteſ-
ſo
produca altri effetti nella natura, e ſia neceſſario
a
indur ne corpi quelle ſorme, che in lor veggia-
mo
, ſarà coſa inelegante chiamarlo forza.
Ma voi,
diſſe
allora il Signor D.
Felice, ſiete ſofiſticoal

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