Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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3317PARTE PRIMA. queſto è l’ anno, il meſe, la ſettimana, il giorno, e l’ ora. Secondo queſto ſi
miſura tutto il maneggio della fabbrica, conforme alla grandezza, o piccolezza
ſua, e alla facilità, e difficoltà, che vi ſi trova.
E quindi naſce, che talvolta
i lavori ſi miſurano a giornate, ſecondo le quali ſi regolano i pagamenti.
Il
tempo comune non è altro, che una delle quattro parti, nelle quali è com-
partito tutto l’ anno.
E detto comune, perchè conviene a ciaſcun’anno indiffe-
rentemente, non riguardando ad alcune differenze di numero.
Ogn’ anno ſi di-
vide in quattro parti, le quali ſi chiamano quattro tempi, e quattro ſtagioni,
e ſono la Primavera, l’ Eſtate, l’ Autunno, e l’ Inverno.
Se ſi conſidera il tem-
po adattato, e proprio delle fabbriche, poſſiamo dire, che talvolta ſi determina
un tempo breve a qualſivoglia fabbrica, o piccola, o grande, o mediocre, ch’
ella ſia.
Come a un’anno, o a pochi meſi, o a pochi giorni. Ed in queſto
modo le fabbriche non avendo tutto il lor tempo debito, rieſcono finalmente
imperfette, o ſon poco durevoli.
Come fu quella parte di fabbrica di San Pietro
di Roma cominciata da Bramante, e il Palazzo, che fece fare Papa Siſto V.
a S. Giovanni Laterano.
E perchè le operazioni delle fabbriche ſono variabili, e ſi multiplicano ſecon-
do varj accidenti, perciò non ſi può coſtituire un tempo determinato in qual
ſivoglia opera di fabbrica.
Quindi è, che non ſi può fare elezione di tempo
preciſo, in cui ſi poſſa condurre a perfezione ogni muramento.
Onde mala-
mente fanno quelli, che ſi sforzano di finire le fabbriche loro in breve tempo,
a vendo guſto di vederle finite, e di ſervirſene:
ma toſto veggono con lor di-
ſguſto, che minacciano rovina.
Imperciocchè a dir vero le fabbriche ſono come
le piante, che preſto naſcono, e che preſto creſcono, le quali hanno breviſſima
vita:
così le fabbriche, le quali in corto ſpazio di tempo ſi finiſcono, durano
poco.
Per la qual coſa nel fabbricare ſi dee fuggire la ſoverchia preſtezza, ma
ſi dee concedere qualche ſpazio di quiete ai fondamenti, e quindi alle parti al-
zate delle muraglie, acciocchè abbiano tempo di far maggior preſa, ed aſſo-
darſi maggiormente, e perchè acquiſtino fermezza tale, da far reſiſtenza al pe-
ſo del rimanente di tutta la muraglia.
Che non laſciandoſi poſare i fondamen-
ti, è neceſſario, che aggravati dal peſo calino, e tutto il muro ſi apra, ſi ſcom-
ponga, e minacci rovina.
Ed in queſto modo accadono gli errori dalla parte
del tempo particolare.
Ma ſe ci voltiamo al tempo comune, cioè, alle quattro
ſtagioni dell’ anno, potremo dire, che ſi fa errore in eleggere il tempo per mu-
rare nell’ Invernata, non ſolamente a motivo della brevità dei giorni, ma an-
cora per cagione delle nevi, della molte piogge, e dei diacciati, che impedi-
ſcono il fabbricare.
Si fa altresì errore ( benchè forſe non tanto, nè ſempre,
nè ugualmente in ogni luogo) fabbricando nell’ Eſtate per cagione della gran
ſiccità, e del gran caldo:
l’una, che ſoverchiamente raſciuga le muraglie avan-
ti che facciano preſa, l’altra perchè in tal tempo ſi ſuole aver penuria d’ acqua,
ſe peravventura nel luogo, ove ſi fabbrica, non è copia d’acque vive, o gran-
di conſerve d’acque piovane, o non vi è vicino fiume, o lago, o comodità di
condurvi l’acque da altre parti.
Onde ſolamente la Primavera, e l’Autunno
ſon buoniſſime ſtagioni per fabbricare, ſebbene talora l’Eſtate non ſi rigetti.
Chiunque pertanto elegge queſte, non fa mai errore nei muramenti ſuoi.
CAPO VII.
Degli errori, che avvengono nella mala diſpoſizione del Diſegno, nella
mala ordinazione, e nel cattivo comparto.
NOn vi è alcun dubbio, che gli errori commeſſi nella diſpoſizione, nell’or-
dine, e nel compartimento dei diſegni, ſono i maggiori, che oltre all’
elezione dei Siti, delle materie, degli Artefici, e del tempo, ſi trovino:
im-
perciocchè i diſegni degli Architetti eſſendo le forme, e le idee delle fabbriche,
e la norma di tutte le opere, e il primo principio immediato di eſſe, biſogna
immaginarſi, che tutti gli errori de’diſegni ſieno i principj, e le porte di

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