Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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333309LIBRO III. do poi a quelle coſe, che la natura ci ha voluto
naſcondere, non vi recano eſſi l’ oſcurità, ma ve la
laſciano;
e in queſto ſteſſo non ſon meno utili.
Perchè ſe dalle coſe, che chiaramente intendiamo,
paſſiamo con l’ animo alla grandezza di quel Dio,
che le contiene e le fa, (nel che è poſto il maggior
frutto, che trar ſi poſſa da noſtri ſtudj) quanto
più dalle coſe, che non intendiamo?
le quali quan-
to più ſon lontane dalla noſtra ragione, e ſuperio-
ri ad ogni umano intelletto, tanto più moſtrano l’
imperſcrutabil ſapienza, e la potenza infinita di
quel principio, da cui ſi partono.
O metafiſica
lume dell’ intelletto, ſcorta della ragione, divina
e celeſtial maeſtra di tutte le coſe:
per te ſcopron
le ſcienze i lor principj, per te ſi dirigono le a-
zioni e gli ufficj degli uomini, per te ſi apprendo-
no i coſtumi e le leggi.
Tu innalzi gli animi uma-
ni a quella altezza, a cui ſenza te giungere non
potrebbono;
e traendoli ſoavemente con la forza
ineſplicabile della tua chiariſſima luce, fai lor co-
noſcere il primo vero;
e ſe gli laſci traſcorrer tal-
volta nella oſcurità, e nelle tenebre, fra quelle te-
nebre iſteſſe moſtri loro un’ incerto lume, che pur
gli guida a felicità.
E quando mai ſaranno gli uo-
mini degni di conoſcerti?
Beato colui, che te ſe-
guendo può ſollevarſi ſopra le coſe terrene, e ve-
nir teco a parte delle celeſti.
Sarei io degno di tan-
to dono?
Qui la Signora Principeſſa, ſcuotetelo,
diſſe, che egli va in eſtaſi.
Che è ciò, diſſi io
allora, che voi dite?
E’ parea proprio,

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