Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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3410DELLA FORZA DE’ CORPI liſſimi libri, che egli avea raunati, di ogni ge-
nere
, e ſceltiſſimi.
Dimorati quivi alquanto, et
avviſando
, che il Governatore doveſſe aver ſue
faccende
, preſa licenza, uſcimmo fuori a paſſeg-
giar
così pian piano lungo la marina;
dove paſ-
ſando
col ragionamento d’ una in altra coſa, che
vi
par, diſſe il Signor Marcheſe, di queſti luo-
ghi
?
non vi par’ egli, che queſti colli ameniſſi-
mi
, e pieni di belliſſimi boſchetti, riguardanti
ſopra
il mare, ſieno la più bella coſa del mon-
do
?
A me pur così pajono, riſpoſi io allora; tut-
tavolta
io veggo altro, che più ancora mi piace,
e
che voi forſe non vedete.
Queſto che è? diſſe
il
Signor Marcheſe, et io riſpoſi:
la memoria di
quegli
antichi ſapientiſſimi filoſofi, che abitaro-
no
un tempo quell’ ultima parte d’ Italia, che
chiamavaſi
magna Grecia;
i quali eſſendo non
guari
di quì lontani, tratti dalla maraviglioſa bel-
lezza
del luogo, parmi che doveſſero venir tal-
volta
anch’ eſſi a Pozzuolo, e paſſeggiarvi, ſicco-
me
noi ora facciamo.
E così mi ſta fiſſa nell’ ani-
mo
una tal rimembranza, e tanto mi piace, che,
non
ſo come, dovunque io mi volga, par che
gli
occhi miei cerchino Talete, e Pitagora, e que-
gli
altri divini maeſtri.
Et io credo, diſſe allora
ſorridendo
il Signor Marcheſe, che ancor Talete
e
Pitagora avrebbono volentieri cercato voi, ſe
come
voi, riſalendo indietro con la memoria ne
tempi
paſſati, potete quei lor paſſeggi immaginar-
vi
;
così aveſſero potuto eſſi, diſcendendo con

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