Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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4319LIBRO I. più. Il che è chiaro, poichè ſe foſſe alcuna par-
te dell’ effetto, a cui l’ azion della cauſa non
perveniſſe, quella parte non ſarebbe effetto, al-
meno di una tal cauſa.
Che ſe l’ azion della
cauſa ſi eſtendeſſe più là dell’ effetto, ſarebbe una
parte dell’ azione, la quale non produrrebbe nul-
la, ciò che è impoſſibile, poichè tendendo l’ azio-
ne di natura ſua a produr l’ effetto, dee pure ne-
ceſſariamente produrlo, ſalvo ſe egli non foſſe da
altra cauſa per qualche altra azione impedito;
il
che ora non ſupponghiamo.
Voi vedete dunque,
come l’ azione è ſempre eguale all’ effetto;
e pe-
rò diceſi, che ad’ eſſo è ſempre eguale ancor la
cagione;
perciocchè in queſta altro non ſi confi-
dera ora, ſe non l’ azione.
E ſe voi nel dipinto-
re altro non conſidererete ſe non l’ azion del
dipingere, voi troverete queſta egualiſſima alla pit-
tura, che egli fa;
e così in tutte le altre cauſe;
le quali talvolta paion maggiori dei loro effetti,
perchè noi non conſideriamo in loro ſolamente l’
azione con cui gli producono, ma qualche altra
coſa di più.
Così dunque, diſſe allora il Signor
Marcheſe, ſe per forza viva non altro intendia-
mo, che una potenza, o virtù, la qual produ-
ce il movimento;
non conoſcendofi in eſſa ne
conſiderandoſi ſe non l’ azion del produrre, do-
vrà eſſa dirſi eguale al movimento, e per conſe-
guente proporzionale alla velocità moltiplicata
per la maſſa.
Il perchè ſarebbe da deſiderarſi gran-
demente, che per forza viva non altro

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