Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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44 XXXVI
45 XXXVII
46 XXXVIII
47 XXXIX
48 XL
49 XLI
50 XLII
51 XLIII
52 XLIV
53 XLV
54 XLVI
55 XLVII
56 XLVIII
57 XLIX
58 L
59 LI
60 LII
61 (LIII)
62 (LIV)
63 (LV)
64 (LVI)
65 (LVII)
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45XXXVII romperla non potei ſe non fortemente fre-
gandola nella parte interna, e a forza
sfregiandola con una angoloſa pietra di
Corniola, e il romperla ancora non con-
ſiſtè in altro che in farle gettare una o
due fenditure al più.
Fin dal principio di queſta mia, io le
diſſi che credea queſta qualità di ſcop-
piare comune a tutti i vetri i quali di
groſſezza conſiderabile non ſieno ſtati
nella ſtufa, e ſieno fatti a vaſo, cioſe4;
abbiano parte eſteriore e parte interiore.
L’eſperienza è ſtata quella che me ne
ha certificato.
Feci fare alle fornaci di
Kempten alcune tazze o ſcodelle, le
quali non erano che un ſegmento ben
piccolo di sfera, e quelle che nel raf-
freddarſi non andarono ſpontaneamente
in pezzi, ſi ruppero impetuoſamente con-
forme il ſolito, ad un leggeriſſimo tocco
di pietra focaja.
In Bologna pure

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