5026DELLA FORZA DE’ CORPI
produrre gli angoli, e quella uguaglianza, che
hanno ai due retti, così che impiegando una par-
te dell’ azion ſua a produrre la poſizion delle li-
nee, un’ altra parte debba impiegarne a produr
gli angoli, et un’ altra a produr l’ uguaglianza?
A me non par già così, diſſe allora il Signor Mar-
cheſe; anzi io credo, che tutta l’ azion dell’ ar-
tefice ſi adopri nel produrre la poſizion delle li-
nee, e che queſta ſola ſia il ſuo effetto. Ben è
vero, che queſta poſizione ſi trae poi dietro gli
angoli, e l’ uguaglianza, che eſſi hanno a due
retti, ſiccome anche tutte quelle altre innumera-
bili proprietà, che neceſſariamente ad una tal po-
ſizione ſi convengono. Ma queſte ſe le fa ella,
per così dire, da fe, ſenza aſpettarle dall’ artefi-
ce; come l’ albero ſi fa egli da ſe le ſue frondi
e le ſue foglie ſenza aſpettarle dall’ agricoltore,
il qual non fa altro, che porre il ſeme. E lo ſteſ-
ſo parmi, che debba dirſi di tutte quelle relazio-
ni e proprietà, che neceſſariamente accompagna-
no la natura e l’ eſſenza dell’ effetto; poichè parte-
cipandoſi all’ effetto quella tale eſſenza, vi porta
ſeco ella ſteſſa tutte le ſue perfezioni, ne vuol rice-
verle da alcuno. E lo ſteſſo anche vuol dirſi, ſog-
giunſi io allora, di certe altre relazioni, che i
filoſofi chiamano eſtrinſeche, e che ſi contengono
non nell’ eſſenza di una coſa ſola, ma nell’ in-
contro e nell’ accoppiamento di molte; percioc-
chè queſto incontro e queſto accoppiamento ſe
le trae dietro da ſe ſteſſo, e di natura ſua.
hanno ai due retti, così che impiegando una par-
te dell’ azion ſua a produrre la poſizion delle li-
nee, un’ altra parte debba impiegarne a produr
gli angoli, et un’ altra a produr l’ uguaglianza?
A me non par già così, diſſe allora il Signor Mar-
cheſe; anzi io credo, che tutta l’ azion dell’ ar-
tefice ſi adopri nel produrre la poſizion delle li-
nee, e che queſta ſola ſia il ſuo effetto. Ben è
vero, che queſta poſizione ſi trae poi dietro gli
angoli, e l’ uguaglianza, che eſſi hanno a due
retti, ſiccome anche tutte quelle altre innumera-
bili proprietà, che neceſſariamente ad una tal po-
ſizione ſi convengono. Ma queſte ſe le fa ella,
per così dire, da fe, ſenza aſpettarle dall’ artefi-
ce; come l’ albero ſi fa egli da ſe le ſue frondi
e le ſue foglie ſenza aſpettarle dall’ agricoltore,
il qual non fa altro, che porre il ſeme. E lo ſteſ-
ſo parmi, che debba dirſi di tutte quelle relazio-
ni e proprietà, che neceſſariamente accompagna-
no la natura e l’ eſſenza dell’ effetto; poichè parte-
cipandoſi all’ effetto quella tale eſſenza, vi porta
ſeco ella ſteſſa tutte le ſue perfezioni, ne vuol rice-
verle da alcuno. E lo ſteſſo anche vuol dirſi, ſog-
giunſi io allora, di certe altre relazioni, che i
filoſofi chiamano eſtrinſeche, e che ſi contengono
non nell’ eſſenza di una coſa ſola, ma nell’ in-
contro e nell’ accoppiamento di molte; percioc-
chè queſto incontro e queſto accoppiamento ſe
le trae dietro da ſe ſteſſo, e di natura ſua.