Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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44 XXXVI
45 XXXVII
46 XXXVIII
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48 XL
49 XLI
50 XLII
51 XLIII
52 XLIV
53 XLV
54 XLVI
55 XLVII
56 XLVIII
57 XLIX
58 L
59 LI
60 LII
61 (LIII)
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63 (LV)
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52XLIV ne darà nella ſua diſſertazione un’ aſſai
diſtinto ragguaglio, coſa che non potrò
fare io, non eſſendo ſtato ſu queſto pun-
to molto ſcrupoloſo.
Ma ſiaſi lungo o
breve quanto ſi vuol queſto tempo, pa-
re che ſe lo ſcoppio debba dipendere
dallo sfregio che dentro dei vetri faſſi
dal corpo cadente, non poſſa intenderſi
come poi tardino qualche volta a rom-
perſi, dovendo certamente farſi queſto
sfregio nel primo toccare che fa della
Caraffa il corpicciuolo.
A queſta per
altro graviſſima difficoltà, la quale ſe
ſciorre non ſi poteſſe, rovinerebbe in-
tieramente e diſtruggerebbe il fin qui
detto, parmi che ſi poſſa giuſtamente
riſpondere, e ſoddisfare colle ſeguenti ri-
fleſſioni.
Alloraquando è fatto il picco-
liſſimo sfregio nel fondo della Caraffa,
o queſto è grande quanto baſta accioc-
ch’ ella rompaſi, o non lo è.
Se il

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