Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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54XLVI volta anche ocularmente le fenditure che
gettano
per qualche cauſa eſterna i ve-
tri
.
Chi è di noi che veduto non l’ab-
bia
, ſe per efempio nel tempo maſſime
d’inverno
verſaſi acqua bollente dentro
ad
un fiaſco di vetro o in un groſſo
bicchier
di criſtallo ?
Vedonſi pure allo-
ra
dilatarſi ed ingrandirſi ſucceſſivamen-
te
talora più talora men celeremente le
fenditure
che per lo più in ſimil caſo
ſar
vi ſi ſogliono, le quali non ſi arre-
ſtano
, ſe non quando il vetro ſi è fat-
to
egualmente caldo che l’acqua verſa-
tavi
dentro, lo che è lo ſteſſo che di-
re
, ſe non quando le parti del vetro ſo-
no
tutte egualmente teſe, ſuppoſto però
ch’
egli non cada in pezzi prima d’ar-
rivarvi
.
Di più, non ſono debbono
eſſere
nuovi nella natura a diligente oſ-
ſervatore
codeſti lenti ed inſenſibili mo-
ti
, anzi io credo che neſſun corpo

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