Zanotti, Francesco Maria
,
Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre
,
1752
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LIBRO I.
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teria, benchè diſgiunte tra loro, e per qualunque
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ſpazio lontane, pur ſi ſentono, per così dire, l’
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une l’ altre, e ſi invitano, e vengonſi incontro,
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ſenza che alcun’ altro corpo ve le urti o le ſpinga.
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lb
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">I Peripatetici non avrebbono abborrito queſta
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forza invitatrice dei corpi al movimento. </
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echoid-s516
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preserve
">Ma
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troppe altre qualità immaginavano, che i Neuto-
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/>
niani rigettano, volendo, che non ſia nella natu-
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/>
ra ſe non quell’ una ſola, che eſſi han ritrova-
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ta. </
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preserve
">Io non ardiſco di accoſtarmi a veruno di que-
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/>
ſti filoſofi, perchè a qualunque io mi accoſtaſſi,
<
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/>
troppi ſarebbon quelli, co’ quali mi biſognereb-
<
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/>
be contendere. </
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">Ma ſe io crederò per ora, che il
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/>
mondo conſiſta tutto in particelle; </
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">ne altro faccia
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la natura ſe non che moverle et agitarle, e col-
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/>
locarle, e diſporle in varie guiſe, io ſeguirò un’
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opinione, della quale non potranno dolerſi gli
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amatori della forza viva, poichè, come veggo, la
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ſeguono eſſi pure. </
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preserve
">Io dunque mi ſono aſſai volte
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meco ſteſſo maravigliato, come riducendo eſſi tutti
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/>
glieffetti della natura a certi movimenti, e diſpoſi-
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/>
zioni di particelle, non abbiano avvertito, che a
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/>
qualunque effetto trè coſe baſtar debbono ſenza
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più; </
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">e queſte ſono prima le potenze, che fanno
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il movimento, poi quelle, che lo diſtruggono,
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e in terzo luogo l’ inerzia, per la quale il corpo,
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quanto è in lui, ſi mantien ſempre in quello ſta-
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to o di quiete, o di movimento, in cui le po-
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tenze lo hanno laſciato. </
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">Le quali tre coſe eſſen-
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do per comune conſentimento di tutti i </
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