Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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5834DELLA FORZA DE’ CORPI perchè non mi ſarà egli lecito di prendere que-
ſto cavo, come un’ effetto prodotto dalla palla,
e attribuire per ciò alla palla una forza propor-
zionale alla grandezza di eſſo?
Se voi volete, ri-
ſpoſi io allora, fingervi nell’ animo effetti e for-
ze ad arbitrio voſtro, io non vel contendo.
Vedete
pure, ſe i Leibniziani, che amano la forza viva,
vorranno concedervi ſimil licenza.
Egli certo, ri-
ſpoſe il Signor Marcheſe, me la concedeva quel
dotto ingegnero, che io conobbi in Malega, il
qual diſputava aſſai ſpeſſo della forza viva, e non
ſapeva in neſſun luogo aſtenerſene.
E mi ricorda
di averlo udito parlar molte volte di quel cavo,
di cui parliamo ora;
et egli certo il prendeva, co-
me un’ effetto della palla;
e ſoleva anche dire di
un ſaſſo, il qual, gittato all’ in sù, ſale per un
certo ſpazio e non più oltre;
e chi negherà, di-
ceva egli, che tal ſalita non ſia un’ effetto di qual-
che forza al ſaſſo comunicata, la qual per ciò deb-
ba miſurarſi da quello ſpazio, miſurandoſi cer-
tamente da quello ſpazio la ſalita?
E avrebbe an-
che potuto dire, riſpoſi io allora, che il ſaſſo git-
tato ſcorre per un certo tempo, e non più;
e
prendendo lo ſcorrere per quel tal tempo e non
più, come un’ effetto, attribuire al ſaſſo una for-
za, che doveſſe miſurarſi dal tempo.
E per tal
modo avrebbe immaginate nel ſaſſo due forze
molto tra loro diverſe, l’ una pioporzionale al-
lo ſpazio, e l’ altra al tempo.
Ne io nego, che
poſſa ognuno prendere, come effetto,

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