Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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6339LIBRO I. onde ſi vede, che la gravità, quanto a ſe, così
agiſce nel ſaſſo, qualor’ ſta fermo, come agireb-
be ſe egli cadeſſe, ſtimolandolo ſempre con gli
ſteſſi impulſi;
ſe non che, ſtando egli fermo, ogni
impulſo della gravità paſſa in iſtante, ne laſcia
dopo ſe movimento alcuno, laddove cadendo,
paſſa bensi ogni impulſo, ma laſcia dopo di ſe
quel movimento, che ha prodotto;
il qual mo-
vimento, reſtandoſi nel corpo, ſi uniſce poi con
gli altri, che vanno per gli altri impulſi ſoprav-
venendo.
Eper ciò la preſſione, che oſſerviamo
nel ſaſſo, qualor ſta fermo, è ſempre l’ effetto
d’ un’ impulſo ſolo, la dove il movimento, che
egli acquiſta cadendo, è l’ effetto di molti.
E
ſappiate, che ſono ſtati molti filoſofi, a quali è
piacciuto quando la potenza ſi adopra ſolo nel
premere ſenza produrre movimento niuno, chia-
marla forza morta.
Se così è, diſſe ſubito il Si-
gnor Marcheſe, parea ben conveniente chiamar
forza viva la potenza, qualor produce il movi-
mento.
Queſto hanno voluto fare i Carteſiani,
riſpoſi io allora;
e perciò non ſono ſtati aſſai be-
ne inteſi dai Leibniziani, i quali ſi avevano già
uſurpato il nome di forza viva, e datogli altra
ſignificazione.
Ma laſciando queſto da parte, e
tornando al propoſito, io dico eſſere coſtume del-
le potenze, qualor producono il movimento, pro-
durlo a poco a poco per mezzo di varj piccoliſ-
ſimi impulſi.
E così m’ immagino, diſſe il Signor
Marcheſe, che anche le potenze, che lo

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