Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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7450DELLA FORZA DE’ CORPI la gravità ſul principio di ciaſcun tempetto da.
al corpo un certo impulſo, faccendo poi ragione,
che in tutto quel tempetto non glie ne dia verun’
altro;
con che venite a rendere l’ azione della
gravità non già perpetua, e continvata, come ve-
ramente è, ma diſcontinvata ed interrotta per va-
rj intervalli.
Io non dubito, che queſta non ſia.
una di quelle ſuppoſizioni falſe, che ben uſando-
le ne conducono al vero;
e così voi ne avete
comodiſſimamente dedotte le leggi della gravità.

Ma perchè non potremmo noi dedurre le iſteſſe
leggi dall’ azione o vero dall’ impulſo perpetuo
e continvato, e non aver tanto obbligo alla fal-
ſità?
E come vorreſte voi, riſpoſi io, dalla con-
tinvazione non mai interrotta dell’ impulſo de-
durre, che le velocità doveſſero eſſere proporzio-
nali a i tempi?
Perchè parmi, riſpoſe il Signor
Marcheſe, che eſſendo l’ impulſo ſempre eguale,
come è, ſe farà anche continvato per tutto il tem-
po, dovrà la ſomma degl’ impulſi eſſere tanto
maggiore, quanto maggiore ſarà il tempo;
e poi-
chè la velocità è proporzionale alla ſomma degl’
impulſi, dovrà eſſere ſimilmente proporzionale
al tempo.
Dimoſtrata così la legge del tempo,
non ſarà forſe difficile dimoſtrare poi anche l’ al-
tra dello ſpazio.
Io vorrei, diſſi allora, che voi
mi ſpiegaſte diligentemente quello, che vogliate
intendere, qualor dite:
la ſomma degl’ impulſi;
o più toſto quali intendiate che ſieno queſti im-
pulſi ad uno ad uno, di cui raccogliete la

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