Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

Table of contents

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[21.] CAPO VI. Degli errori della mala elezione del tempo.
[22.] CAPO VII. Degli errori, che avvengono nella mala diſpoſizione del Diſegno, nella mala ordinazione, e nel cattivo comparto.
[23.] CAPO VIII. Del provvedimento uſato dagli Antichi Romani contro gli errori delle fabbriche.
[24.] SECONDA PARTE CAPO I. Degli errori, che occorrono nel fabbricare.
[25.] CAPO II. Degli errori, che ſi fanno nei fondamenti.
[26.] CAPO III. Degli errori, che accadono nella proporzione delle parti.
[27.] CAPO IV. Degli errori della diſpoſizione del Compartimento.
[28.] CAPO V. Degli errori degli Architetti nel collocar le coſe fuor del lor luogo.
[29.] CAPO VI. Degli errori, che conſiſtono nell'abuſo d'alcuni ornamenti introdotti dagli Architetti moderni.
[30.] CAPO VII. Degli errori, che accadono nella inoſſervanza del decoro.
[31.] CAPO VIII. Degli errori, che dagli Architetti ſi permettono, mentre i Miniſtri uſano cat-tivo ammaſſamento, e mala ſtruttura di mattoni, e di pietre, facendo mala compoſizione di muraglia.
[32.] CAPO IX. Degli errori nella ſuperfluità, e nel difetto.
[33.] CAPOX. Degli errori della mutazione dell3 Ordine delle parti, dell’ uſo, e della mala corriſpondenza loro.
[34.] I. IN AMPHITEATRUM CÆSARIS.
[35.] II. AD CÆSAREM.
[36.] PARTE TERZA. CAPO I. Degli errori, che ſi ſcuoprono, poichè è ſtato fabbricato.
[37.] A Fondi ſopra la porta verſo Settentrione.
[38.] E queſt’altra è nel ponte detto ora di guara capra.
[39.] Preſſo Porta Sant’Agneſe.
[40.] A Ripa preſſo l’Arſenale attacco di Roma.
[41.] Fra la Longara, e il Tevere.
[42.] Sulla Riva del Tevere accanto alla Chieſa di Sant’Jacopo della Longara.
[43.] CAPO II. Degli Errori, che avvengono nei coprimenti.
[44.] CAPO III. Degli errori, che avvengono per la poca, e non diligente cura intorno alle fabbriche fatte.
[45.] CAPO IV. Degli errori, che accadono nella poca avvertenza dei condotti dell’ acque delle ciſterne, e dei pozzi, delle fogne, cioè, delle cloache, e d’altri Luoghi.
[46.] CAPO V. Degli errori dei cavamenti ſotteranei vicini ai fondamenti delle muraglie.
[47.] CAPO VI. Degli errori, che accadono nei tagliamenti delle muraglie.
[48.] CAPO VII. Degli errori, che procedono dalle nuove Cariche, le quali ſi pongono ſopra i muri vecchi.
[49.] CAPO VIII. Degli errori, che accadono nei reſtauramenti.
[50.] CAPO IX. Quanto importi il non ſervirſi degli Architetti, e il fidarſi della pratica dei Miniſtri.
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8165PARTE TERZA. no, l’acqua vi ſi congela, ed offende. E ſe vi ſi raccoglie molta quantità di ne-
ve
, non così toſto ſe ne parte, ma vi ſi mantiene qualche tempo, e maſſima-
mente
in luoghi freddi, e non molto eſpoſti al Sole;
di maniera che, conge-
landoviſi
ſopra, aggrava troppo i cuoprimenti, e le armadure de’legnami, o
durano
ſoverchia fatica nel reſiſtere al peſo, o ſon forzati, piegandoſi, o rom-
pendoſi
, a cedere.
E in quanto alla forma de’cuoprimenti coperti, come nel-
le
impalcature, ſi erra non ponendole bene in piano, ed in ſquadra, e men-
tre
i legnami non ſon bene ſpianati, ſquadrati, e mal commeſſi, e non
ben
fermati nei luoghi loro.
Ma nella forma delle volte talora ſi fa errore,
e
ſpezialmente, quando non ſi adattano ai luoghi ad eſſi convenienti, come,
dove
ſta bene la volta a botte, e a tutto ſeſto, si fa la volta piana, ſenza a-
vere
alcuna conſiderazione ai fianchi, ſe ſieno baſtevoli a reſiſtere alla forza
dello
ſpingimento, che ella ſuol fare:
e così, dove ſta bene la volta a vela,
ſi
faccia la volta a capiſteo, o a mezza botte con lunette:
e dove alcuna di
queſte
ſi adatta bene al ſuo luogo, ſi faccia la volta a crociera, o la volta a
peducci
, o a conca.
E in luogo di queſte, dove non ſi richiede, si facciano
le
volte, o a tutta vela quadrata, o a mezza vela, ovvero a padiglione qua-
drato
, ovvero tonda:
e così ſenza giudizio, adattando varie forme di volte in-
differentemente
, dove non convengono.
E tutti queſti ſono gli errori, che ap-
partengono
ai cuoprimenti.
CAPO III.
Degli
errori, che avvengono per la poca, e non diligente cura intorno
alle
fabbriche fatte.
Il fine, al quale ſi riguarda nella oſſervazione degli edificj fabbricati, è di due
ragioni
:
l’una ſi è l’imparare dal buono eſempio col mezzo della imitazione,
il
che allora ſi conſeguiſce, quando ſi oſſervano le fabbriche fatte con buona re-
gola
d’Architettura, dove non ſia difetto alcuno, di miſure, di propor-
zioni
, di conformità, di corriſpondenza delle parti, e dove non ſi deſi-
deri
alcuna coſa.
Dalla conſiderazione delle quali s’impara il modo di ben fab-
bricare
.
Come accade nello ſtudio delle fabbriche antiche di Roma, e d’altri luoghi d’
Italia
:
poichè queſte ſono il vero, e il principal Libro della buona pratica dell’ Archi-
tettura
.
Così anche ſi può fare, oſſervando le fabbriche moderne ben fatte;
e finalmente oſſervando imparare dall’ eſempio delle opere mal fatte, avverten-
do
gli errori, e i difetti, per eſſerne bene informati, affinchè altri gli poſſa age-
volmente
ſchivare.
E l’altra ſi è il conſervamento delle opere fatte; impercioc-
chè
oſſervandoſi con diligenza, ſi conoſce ovunque accada qualche accidente,
al
quale non rimediandoſi, poſſa eſſer cagione, che le opere ſi diſpongano a ma-
nifeſta
rovina.
E però gli errori, che accadono nell’ oſſervazione di eſſe, ſono
di
molta importanza:
concioſſiachè dalla mala oſſervazione naſca la poca cura,
e
il non conoſcere il biſogno preſentaneo di riparo, per ovviare a maggiore ac-
cidente
di rovina, e riſparmiare la molta ſpeſa.
E queſti accidenti ſi conoſco-
no
per la diligente oſſervazione, che ſi adopera intorno alle fabbriche finite,
e
uſate.
La quale mancando, non ſi conoſce il biſogno delle muraglie; e que-
ſto
non conoſciuto, le medeſime rimangono in preda d’ ogni peſſimo accidente
di
rovina.
E queſta oſſervazione ſi dee fare, o circa le parti eſteriori, o intor-
no
alle interiori.
Intorno alle parti eſteriori, cioè, nelle parti vicine ai fon-
damenti
, in quelle della cima, e in quelle di mezzo.
Onde gli errori, o ſi
fanno
non avvertendo bene le parti vicine alla terra, quando ſi marciſcono
dall’acqua
, che cade dalle gronde dei tetti, o dai condotti, o dai canali, la
quale
cadendovi muore, non avendo eſito alcuno, e non potendo

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