Bianconi, Giovanni Lodovico, Due lettere di fisica al signor marchese Scipione Maffei, 1746

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96 LXXXVIII
97 LXXXIX
98 XC
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84LXXVI ſto. Facciamolo adunque brevemente,
e ſuppliſca queſto pregio alla mancan-
za di tanti altri, perchè prevedo già
che queſta mia lettera nata in mezzo a
mille altri penſieri, tale ſarà per avven-
tura, che avrà biſogno di queſto benchè
povero e ſcarſo merito.
Da lunghiſſimo tempo in qua hanno
conoſciuto gli Uomini propagarſi il ſuo-
no ſuceſſivamente, e ſentirſi aſſai più
preſto nei luoghi vicini al ſuo princi-
pio, di quello che ſentaſi nei luoghi lon-
tani.
Seneca nelle ſue naturali quiſtioni
ſerveſi di queſta notizia per fare animo
a quelli che al rumore di grave tuono
tremano da capo a piedi, e temono il
fulmine che credono uſcire in quel mo-
mento dalle nubi e cader ſopra il tetto
della lor caſa.
Ei dice che neſſuno è
ſtato mai ſpaventato dalla folgore, ſe
non dopo di eſſere già dal pericolo

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