12DISCORSO.
diſsimi peſi;
&
onde pendano gli effetti potentiſsimi di
quelle; dalle quali vengono offeſe, & difeſe le mura
delle fortezze, e delle Città. Tutte queſte ſono ſubalter-
nate alle Mathematiche, percioche, ſe bene il ſuggetto
è fiſico, ſono dimoſtrate per forza di ragioni Mathema-
tiche: la onde Mathematiche ſono, in quanto la dimo-
ſtratione; e naturale, in quanto s’aſpetta al ſuggetto, co-
me inſegnò beniſsimo il Filoſofo nelli poſteriori Reſolu-
torij, e nelprincipio de’Mechanici. Noi, laſciate da par-
tel’altreſubalternate, ragioneremo delle Mechaniche, e
di queſte non abbraccieremo tutto il genere, ma diſcorrere
mo ſolo di quella parte di lui, che ſi diſtende intorno al-
le Machine Se mouenti. I Greci diedero il nome à que-
ſte di Automati, Automatopijtici, Autocineti, che tanto
ſuona, quanto ſe tu diceſsi ſpontanee, cioè che per ſe
ſteſſe operano, & ſi muouono; & di queſta natura ſono
quelle di Herone, che noi traduciamo, e quelleanco-
ra che, mediante i contrapeſi, ci diuidono il tempo.
Egli è da credere, che queiprimi inuentori di queſti artefi
ciſiponeſſero auanti à gli occhi quella naturale, & inter-
na propenſità che hanno i corpigraui di ſcendercal centro
daſe ſteſsi, cioè ſenzabiſogno di aiuto eſterno, e di quì
s’imaginaſſero di potere, col mezo loro, dar il moto ad
alcuna altra coſa, perciò che di quì ſolo dipende tutta la
forza di queſti artificij; ouero affiſſaſſero l’animo, come
pare che tenga il Filoſofo nel principio delle ſue Mecha-
niche, alla marauiglioſa natura del cerchio. Nelle hiſto-
rie ſacre non mi ſouuiene, che ſi faccia mentione di coſa,
mediante laquale poſſa affermarſi, che in quegli antichiſ-
ſimi tempi foſſe diſcoperta queſt’arte; percioche, ſe be-
ne ſi legge di quell’antichiſsimo inuentore dell’arte del
ſerro, e dell’induſtria grandiſsima di lui, non ſitroua
quelle; dalle quali vengono offeſe, & difeſe le mura
delle fortezze, e delle Città. Tutte queſte ſono ſubalter-
nate alle Mathematiche, percioche, ſe bene il ſuggetto
è fiſico, ſono dimoſtrate per forza di ragioni Mathema-
tiche: la onde Mathematiche ſono, in quanto la dimo-
ſtratione; e naturale, in quanto s’aſpetta al ſuggetto, co-
me inſegnò beniſsimo il Filoſofo nelli poſteriori Reſolu-
torij, e nelprincipio de’Mechanici. Noi, laſciate da par-
tel’altreſubalternate, ragioneremo delle Mechaniche, e
di queſte non abbraccieremo tutto il genere, ma diſcorrere
mo ſolo di quella parte di lui, che ſi diſtende intorno al-
le Machine Se mouenti. I Greci diedero il nome à que-
ſte di Automati, Automatopijtici, Autocineti, che tanto
ſuona, quanto ſe tu diceſsi ſpontanee, cioè che per ſe
ſteſſe operano, & ſi muouono; & di queſta natura ſono
quelle di Herone, che noi traduciamo, e quelleanco-
ra che, mediante i contrapeſi, ci diuidono il tempo.
Egli è da credere, che queiprimi inuentori di queſti artefi
ciſiponeſſero auanti à gli occhi quella naturale, & inter-
na propenſità che hanno i corpigraui di ſcendercal centro
daſe ſteſsi, cioè ſenzabiſogno di aiuto eſterno, e di quì
s’imaginaſſero di potere, col mezo loro, dar il moto ad
alcuna altra coſa, perciò che di quì ſolo dipende tutta la
forza di queſti artificij; ouero affiſſaſſero l’animo, come
pare che tenga il Filoſofo nel principio delle ſue Mecha-
niche, alla marauiglioſa natura del cerchio. Nelle hiſto-
rie ſacre non mi ſouuiene, che ſi faccia mentione di coſa,
mediante laquale poſſa affermarſi, che in quegli antichiſ-
ſimi tempi foſſe diſcoperta queſt’arte; percioche, ſe be-
ne ſi legge di quell’antichiſsimo inuentore dell’arte del
ſerro, e dell’induſtria grandiſsima di lui, non ſitroua