1e diciam pure quell'arte letteraria, che si richiedeva a dar forma
di Trattato alle varie materie e a ordinarle in libri, in capitoli, in
proposizioni, come asseriscono molti. Ond'è che da noi si potrebbe
facilmente mostrar l'inganno che fu preso dall'Amoretti nel § XXXII
delle Memorie, dove annovera un lungo catalogo di Trattati, già
bell'e messi all'ordine da Leonardo, alcuni de'quali anco scritti
in latino; si potrebbe far ciò diciamo assai facilmente, se l'Autore
stesso non avesse dato a vedere d'essersi già per sè medesimo ac
corto di quell'inganno. Nè più difficile pure sarebbe il mostrar
qual conto si debba fare e in qual significato debbono interpetrarsi
le autorevoli testimonianze di Luca Pacioli.
di Trattato alle varie materie e a ordinarle in libri, in capitoli, in
proposizioni, come asseriscono molti. Ond'è che da noi si potrebbe
facilmente mostrar l'inganno che fu preso dall'Amoretti nel § XXXII
delle Memorie, dove annovera un lungo catalogo di Trattati, già
bell'e messi all'ordine da Leonardo, alcuni de'quali anco scritti
in latino; si potrebbe far ciò diciamo assai facilmente, se l'Autore
stesso non avesse dato a vedere d'essersi già per sè medesimo ac
corto di quell'inganno. Nè più difficile pure sarebbe il mostrar
qual conto si debba fare e in qual significato debbono interpetrarsi
le autorevoli testimonianze di Luca Pacioli.
Concludiamo insomma come tutto quello che è proprietà let
teraria del Nostro, si contiene in quelle note, in quegli appunti,
in quei ricordi, che ci son rimasti tuttavia manoscritti autografi
nella carte di lui. La non breve vita decorsagli dal 1452 al 1519
e la costante abitudine di nulla tralasciar d'inosservato, fa ragio
nevolmente presupporre che molti più de'pervenuti infino a noi
dovessero essere i libretti vinciani, e dall'altra parte non è possi
bile che, in tanto tramestar di mani e traslocar di paesi, non an
dassero in qualche parte smarriti. Pure è tanta l'eredità scientifica
a noi trasmessa, che ce ne dovremmo contentare e pensar piuttosto
al miglior modo di usufruirla.
teraria del Nostro, si contiene in quelle note, in quegli appunti,
in quei ricordi, che ci son rimasti tuttavia manoscritti autografi
nella carte di lui. La non breve vita decorsagli dal 1452 al 1519
e la costante abitudine di nulla tralasciar d'inosservato, fa ragio
nevolmente presupporre che molti più de'pervenuti infino a noi
dovessero essere i libretti vinciani, e dall'altra parte non è possi
bile che, in tanto tramestar di mani e traslocar di paesi, non an
dassero in qualche parte smarriti. Pure è tanta l'eredità scientifica
a noi trasmessa, che ce ne dovremmo contentare e pensar piuttosto
al miglior modo di usufruirla.
Si diceva dianzi che ad usufruirla pensò, de'primi, in Francia,
il Ravaisson-Mollien, che ci dette fotografata una buona parte delle
carte vinciane sottovi trascritte le note conforme all'ortografia mo
derna, e di rincontro al testo la traduzione francese. È naturalis
simo ch'ei dovesse incontrarsi in grandissime difficoltà, sì rispetto
alla materia, sì rispetto al modo d'interpetrarla, ciò che troppo
bene apparisce dalle stesse versioni e da quegl'indici posti in fine
ai volumi, dove l'egregio uomo andò a rifugiare i commenti scien
tifici, talvolta importantissimi, ch'ei fa al testo vinciano. Ma un'oc
casione insuperabile di errori è in lui, e ne'pari suoi, il non aver
senso di quel vernacolo toscano, di che fa uso nelle solitarie sue
scritture Leonardo. Ciò conduce il benemerito editor parigino in
errori gravissimi, e di ciò in fine della presente parte del nostro
Discorso sottoporremo al giudizio de'nostri lettori, in nota, un
esempio.
il Ravaisson-Mollien, che ci dette fotografata una buona parte delle
carte vinciane sottovi trascritte le note conforme all'ortografia mo
derna, e di rincontro al testo la traduzione francese. È naturalis
simo ch'ei dovesse incontrarsi in grandissime difficoltà, sì rispetto
alla materia, sì rispetto al modo d'interpetrarla, ciò che troppo
bene apparisce dalle stesse versioni e da quegl'indici posti in fine
ai volumi, dove l'egregio uomo andò a rifugiare i commenti scien
tifici, talvolta importantissimi, ch'ei fa al testo vinciano. Ma un'oc
casione insuperabile di errori è in lui, e ne'pari suoi, il non aver
senso di quel vernacolo toscano, di che fa uso nelle solitarie sue
scritture Leonardo. Ciò conduce il benemerito editor parigino in
errori gravissimi, e di ciò in fine della presente parte del nostro
Discorso sottoporremo al giudizio de'nostri lettori, in nota, un
esempio.