Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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10278DELLA FORZA DE’ CORPI mente la forza viva, che levarla via. Perciocchè
quando bene vi ſi concedeſſe, che il movimento
e l’ inerzia baſtaſſero a tutti gli effetti della na-
tura;
chi dice a voi, che ad avere queſt’ iſteſſo
movimento non ſia neceſſaria la forza viva?
e pe-
rò che il movimento non la naſconda per così di-
re ſotto di ſe?
Et io ſo bene, che i più dei
Leibniziani, i quali ſono ſtati i primi a introdur-
re una tal forza, hanno creduto, che ella ſoprag-
giunga al movimento, e alla velocità;
immagi-
nando, che la potenza produca nel corpo la ve-
locità, a cui venga dietro la forza viva.
Ma voi
ſapete ancora, quanto ſon varj in queſto argo-
mento, e come contraſtano più tra loro, che con
Carteſio.
Perchè non potrebbe egli adunque uſci-
re al mondo un Leibniziano, il quale diceſſe, che
la potenza produce prima nel corpo la forza vi-
va, e a queſta poi vien dietro la velocità?
e ciò
poſto ben vedete, che negando quella forza viva,
che ſegue la velocità, potrebbe reſtar luogo a
quell’ altra, che la precede.
Io credo, riſpoſi al-
lora ſorridendo, che il Leibniziano, che voi di-
te, ſia già uſcito;
parendomi, che il Padre Ric-
cati, matematico illuſtre, e famoſo di quella ſcuo-
la, appunto inſegni, che la potenza produce nel
corpo la forza viva, e da queſta poi naſce la ve-
locità;
almeno così ne parla per tutto, che pare,
che lo ſupponga.
Egli vorrà dunque, diſſe quivi la
Signora Principeſſa, che la forza viva ſia proporz o-
nale alla velocità, dovendo ſempre la cauſa

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