Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              un'ingegno straordinario, ma cesserebbe di rappresentarsi al nostro
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              giudizio sotto l'aspetto d'ingegno miracoloso, ritrovandosi che an­
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              ch'egli ha, per legge ordinaria, dovuto soggiacere alle necessità
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              delle tradizioni, a ministrar le quali gli dovevano esser soccorsi i
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              libri antichi e gl'insegnamenti de'suoi tempi. </s>
              <s>Quella po'di luce che
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              poteva venirgli da così fatti insegnamenti era sufficiente a indirizzar
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              Leonardo per i sentieri del vero, a proseguir lungo i quali lo con­
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              duceva per mano la stessa Natura, negli amati esercizi dell'arte. </s>
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              <s>
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              XI.
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              <s>Trattenendo il pensiero meditativo, così sopra questa maravi­
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              gliosa figura dì Leonardo, come su quella degli altri cultori del­
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              l'arte, sia essa l'arte del verso nell'Alighieri, sia l'arte navigatoria
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              nel Colombo, sia l'arte edilizia nell'Alberti, ci persuadiam facilmente
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              che quegli uomini singolari attesero non ad assottigliar l'ingegno
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              nella dialettica dei sofismi, ma a inacutire i sensi per pigliar più
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              sicuro possesso delle cose reali. </s>
              <s>L'arte navigatoria e quella della
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              stampa felicemente ritrovate nel medesimo tempo, eran come i due
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              remi maestri che a quel possesso conducevano la navicella, dentro
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              alla quale fa, la mente dell'uomo, da nocchiero. </s>
              <s>Di qui è che in
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              affidarsi al mar periglioso, vollesi a quella stessa navicella rivedere
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              ogni testura, e far esperienza di ciò che potesse incontro all'in­
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              sorger tempestoso dei flutti e del vento. </s>
              <s>Se ci si conceda ora che
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              si possa, per una tal navicella, rappresentare il corpo dell'uomo,
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              si comprenderà come la condizione dei tempi e il progredir nelle
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              cognizioni, dovessero portare allo studio dell'Anatomia, e di quegli
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              organi dei sensi in particolare, per cui l'uomo entra nel pieno e
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              reale possesso del mondo. </s>
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              <s>Fino al terminar di quel secolo, in cui fu spento Leonardo,
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              tutto ciò che si sapeva della fabbrica del corpo umano s'appren­
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              deva dai libri dell'antico Galeno, il quale era ai medici, come Ari­
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              stotile ai filosofi, l'oracolo venerato degl'infallibili responsi. </s>
              <s>Ma
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              scese dal Belgio in Italia un uomo che, colle sacrileghe mani, osò
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              di atterrar dagli altari quell'idolo, con audace pretensione di di­
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              mostrare che la maggior parte di que'suoi responsi erano bugiardi. </s>
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              Un tale uomo nativo di Bruxelles si chiamava Andrea Vesalio, il </s>
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