10581LIBRO I.
che ſegue la velocità, l’ altra, che la previene;
indi verſo me ſorridendo, a voi ſta, diſſe, di
liberarvi dall’ una e dall’ altra. Io credeva, ri-
ſpoſi, di dover combattere contro quella forza
viva, che da principio introduſſero i Leibniziani,
non contro tutte le forze, che poſſono venire in
mente a chi che ſia, e che ciaſcuno può ad’ ar-
bitrio ſuo chiamar forze vive; perciocchè queſto
è cangiar la quiſtione, ritenendo lo ſteſſo nome.
Per altro io poſſo ben dirvi, che il Signor Mar-
cheſe di Campo Hermoſo, et io, abbiamo fin’ o-
ra ſpiegato tutti gli effetti della gravità, e per quan-
to è paruto a noi, aſſai comodamente; ne mai
ci ſiamo avveduti d’ aver biſogno d’ alcuna di co-
teſte due forze, ne della ſuſſeguente, ne della
preveniente. Se la coſa v’ è andata bene, diſſe
il Signor D. Nicola, nella gravità, non vi an-
drà forſe così bene negli elaſtri. Perciocchè ſpan-
dendoſi una ſerie di elaſtri, e urtando alcun cor-
po, ſe voi mi dite, che produce in eſſo una cer-
ta velocità, e non altro; a voi ſtarà di dimoſtra-
re, che queſta velocità ſia proporzionale alla ſe-
rie ſteſſa, com’ eſſer dee ogni effetto alla ſua cau-
ſa; il che non potendo per voi dimoſtrarſi, vi fa-
rà d’ uopo confeſſare, che la ſerie non produce
la velocità, ma altro; e dovrete finalmente ri-
correre a quella forza viva, che dite preveniente.
Io non ſo, riſpoſi, s’ io ſia così obbligato, co-
me a voi pare, di dimoſtrarvi, che la velocità,
eſſendo prodotta daila ſerie, debba per ciò
indi verſo me ſorridendo, a voi ſta, diſſe, di
liberarvi dall’ una e dall’ altra. Io credeva, ri-
ſpoſi, di dover combattere contro quella forza
viva, che da principio introduſſero i Leibniziani,
non contro tutte le forze, che poſſono venire in
mente a chi che ſia, e che ciaſcuno può ad’ ar-
bitrio ſuo chiamar forze vive; perciocchè queſto
è cangiar la quiſtione, ritenendo lo ſteſſo nome.
Per altro io poſſo ben dirvi, che il Signor Mar-
cheſe di Campo Hermoſo, et io, abbiamo fin’ o-
ra ſpiegato tutti gli effetti della gravità, e per quan-
to è paruto a noi, aſſai comodamente; ne mai
ci ſiamo avveduti d’ aver biſogno d’ alcuna di co-
teſte due forze, ne della ſuſſeguente, ne della
preveniente. Se la coſa v’ è andata bene, diſſe
il Signor D. Nicola, nella gravità, non vi an-
drà forſe così bene negli elaſtri. Perciocchè ſpan-
dendoſi una ſerie di elaſtri, e urtando alcun cor-
po, ſe voi mi dite, che produce in eſſo una cer-
ta velocità, e non altro; a voi ſtarà di dimoſtra-
re, che queſta velocità ſia proporzionale alla ſe-
rie ſteſſa, com’ eſſer dee ogni effetto alla ſua cau-
ſa; il che non potendo per voi dimoſtrarſi, vi fa-
rà d’ uopo confeſſare, che la ſerie non produce
la velocità, ma altro; e dovrete finalmente ri-
correre a quella forza viva, che dite preveniente.
Io non ſo, riſpoſi, s’ io ſia così obbligato, co-
me a voi pare, di dimoſtrarvi, che la velocità,
eſſendo prodotta daila ſerie, debba per ciò