Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1per prima cosa sollecito di avvertire il lettore che, innanzi a lui,
nessun altro anatomico non aveva descritto veramente, se non l'oc­
chio del bruto.
Ond'è che egli esce con ardente zelo a rimprove­
rare e a muovere accuse contro gli uomini della scienza, e special­
mente contro Galeno e il Vesalio, qui tantam rem, tam illustrem,
tam optatam, tam negligenter scribendam putarent, belluinum
oculum pro humano dissecantes (ibi, pag.
216).
Quando però il Colombo, invitato dalla nobiltà e dalla impor­
tanza del soggetto, entra a far l'anatomia dei mezzi refringenti e
a speculare intorno a'loro ottici effetti, par che non sappia ripeter
altro di meglio delle dottrine ricevute per tradizione da'suoi mag­
giori.
Il principale strumento del vedere, è, secondo lui, come per
Galeno e per il Vesalio, l'umor cristallino, il qual cristallino perciò
idolum simulacrumque visionis non iniure appellatur (ibi, pag. 219).
Nonostante si dee al Nostro una curiosa esperienza in proposito,
che egli ivi accenna, ed è quella dell'avere estratto il cristallino
dall'occhio, e dell'aver trovato che i caratteri di uno scritto appa­
riscono ingranditi a chi traguarda con esso, e questa dice esser
forse l'occasione che portò a far la prima scoperta degli occhiali.
“ Huius substantia durinscula est, quam sia sua sede dimoveris, et
ad scriptos caracteres accedat, maiores esse videntur et facilius
conspiciuntur, suspicorque hinc specillorum inventionem origi­
nem duxisse ” (ibi).
Fin qui il grande anatomico cremonese non ha fatto altro che
insistere sulle orme del Vesalio, il quale, nel descriver la fabbrica
del corpo umano si trattenne principalmente intorno alle parti este­
riori composte delle ossa, dei muscoli e dei ligamenti.
La Splacno­
logia, la parte più importante e più nuova, dal Brussellese fu ap­
pena sfiorata.
Ma Realdo ha nell'Opera sua due libri insigni, il
VII che è De corde et arteriis, e l'XI che è De visceribus, e se­
gnatamente De pulmone.
In generale dagli storici dell'anatomia non si dà altro merito
al Nostro, che di aver detto il mediastino del cuore non essere
perforato. “ Inter hos ventriculos septum adest, per quod fere omnes
existimant sanguini a dextro ventriculo ad sinistrum aditum pa­
tefieri.... sed longa errant via, nam sanguis per arteriosam venam
ad pulmonem fertur, ibique attenuatur, deinde cum aere una per
arteriam venalem ad sinistrum cordis ventriculum defertur.
Quod
nemo hactenus aut animadvertit aut scriptum reliquit, licet maxime
sit ab omnibus animadvertendum ” (ibi, pag.
177). La piccola cir-

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